Covid-19: la dieta chetogenica aiuta a ridurre i rischi di complicanze

Autore:
Redazione
12/03/2021 - 05:57

«L'obesità e le sue comorbidità sono strettamente legate alla prognosi più grave del Covid-19, e un aspetto poco considerato nell’affrontare l’emergenza è che una corretta consulenza nutrizionale costituisce una priorità per opporsi al virus, al fine di ridurre il rischio di infezione e le relative complicanze».

Lo afferma il professor Massimiliano Caprio, responsabile dell’Unità Endocrinologia Cardiovascolare dell’IRCCS San Raffaele Roma, coautore di un articolo pubblicato dalla rivista Journal of Translational Medicine, citato peraltro dal sito web americano EatThis, NotThat.

Le diete chetogeniche si sono dimostrate efficaci per una rapida riduzione della massa grassa e delle complicanze metaboliche dell'obesità, preservando la massa magra e fornendo uno stato nutrizionale adeguato. «Possono avere un ruolo importante nella modulazione dell'immunità innata e di quella adattativa, determinando effetti benefici sull'infiammazione cronica di basso grado, potendo prevenire il rischio di tempesta citochinica del Covid-19», sottolinea Caprio.

«Inoltre, le diete chetogeniche potrebbero essere protettive durante l'infezione da SARS-CoV-2 grazie agli effetti antinfiammatori e immunomodulanti dei corpi chetonici. Questo è stato dimostrato in studi preclinici. Per questo motivo, diversi studi clinici sono attualmente in corso, utilizzando diete chetogeniche eucaloriche in pazienti con malattia Covid-19», aggiunge in conclusione l’esperto.

La dieta chetogenica è un regime alimentare in cui si riducono in modo drastico i carboidrati, aumentando di contro le proteine e soprattutto i grassi. Come apprendiamo dal sito della Fondazione Umberto Veronesi, «il motivo principale di questo sbilanciamento delle proporzioni dei macronutrienti nella dieta è costringere l’organismo a utilizzare i grassi come fonte di energia. In presenza di carboidrati, infatti, tutte le cellule ne utilizzano l’energia per svolgere le loro attività. Ma se questi vengono ridotti ad un livello sufficientemente basso esse cominciano ad utilizzare i grassi, tutte tranne le cellule nervose che non hanno la capacità di farlo. Si avvia quindi un processo chiamato chetosi, perché porta alla formazione di molecole chiamate corpi chetonici, questa volta utilizzabili dal cervello. In genere la chetosi si raggiunge dopo un paio di giorni con una quantità giornaliera di carboidrati di circa 20-50 grammi, ma queste quantità possono variare su base individuale».

Per l’organismo, che provvede allo smaltimento dei corpi chetonici attraverso la via renale, la chetosi è una condizione tossica. «Diversa è la condizione patologica dell’acidosi metabolica, per esempio nel caso di una complicazione del diabete di tipo 1 in cui si arriva all’accumulo dei corpi chetonici che danno all’alito il caratteristico odore di acetone. Nei bambini la chetosi si può manifestare in presenza di febbre alta o forte stress emotivo. Questo tipo di alimentazione ha un grande impatto sull’organismo, tanto che nasce in origine come dieta consigliata per ridurre le crisi epilettiche nei pazienti che non rispondevano ai farmaci, soprattutto nei bambini», sottolineano gli esperti della Fondazione Veronesi.

La buona considerazione goduta da questo regime alimentare si lega perlopiù alla sua efficacia nel ridurre il peso, ma è importante rimarcare che non è facile da seguire. Infatti, eccedere, anche solo di pochissimo, con i carboidrati significa indurre l’organismo a bloccare la chetosi e, quindi, ad utilizzare di nuovo la sua fonte energetica preferita, gli zuccheri.

Inoltre, chi ha già sperimentato questa dieta, di solito proposta per un breve lasso di tempo, ha detto di essersi sentito pieno di energia una volta raggiunto lo stato di chetosi, ma, allo stesso tempo, di aver provato, nei giorni che precedono l’evento, sintomi come nausea, stitichezza, stanchezza e difficoltà respiratorie.

Infine, va detto che non ci sono prove sul fatto che si ottengano, soprattutto sul lungo periodo, risultati migliori rispetto ad una dieta ben bilanciata.

(Fonte: Ufficio Stampa San Raffaele/Fondazione Umberto Veronesi - Foto di copertina: Pixabay)

 

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