Le microplastiche invadono pure il corpo umano

Autore:
Redazione
27/08/2020 - 04:56

Acqua, aria, suolo e pesci, ma non solo! Le micro e nanoplastiche invadono infatti anche il corpo umano, finendo per accumularsi in organi come polmoni, fegato, reni e milza.

La scoperta si deve ad un gruppo di ricercatori dell'Università dell'Arizona che hanno analizzato decine di campioni di tessuti umani. I risultati, presentati nei giorni scorsi al convegno virtuale dell’American Chemical Society (ACS), sollevano nuovi quesiti su quelle che possono essere le conseguenze per la salute di un fenomeno ancora tutto da decifrare.

Il ricercatore Varun Kelkar, pur non volendo creare allarmismo, ha confessato la propria preoccupazione per il fatto che questi materiali non biodegradabili presenti ovunque possono entrare ed accumularsi nei tessuti umani. Senza dimenticare, ha aggiunto lo studioso, che allo stato attuale non sappiamo quali sono i possibili effetti sulla salute di questainvasione”.

Il gruppo di Kelkar ha valutato la presenza di microplastiche (inferiori ai 5 millimetri) e nanoplastiche (inferiori a 0,001 millimetri) in 47 biopsie conservate in una grande banca di tessuti insieme alle cartelle cliniche dei pazienti per studiare le malattie neurodegenerative come l'Alzheimer.

I campioni studiati provengono da polmoni, fegato, milza e reni, ovvero gli organi che dovrebbero essere maggiormente esposti alle microplastiche o che possono filtrarle o accumularle.

In effetti tutti i campioni sono risultati contaminati: oltre al noto bisfenolo A, un interferente endocrino ancora presente in alcuni vecchi contenitori per alimenti, sono state trovate tracce di dozzine di altri componenti plastici, inclusi policarbonato (PC), polietilene (PE) e polietilene tereftalato (PET).

I ricercatori hanno sviluppato una nuova procedura per estrarre le plastiche dai tessuti e analizzarle con la spettrometria ed inoltre hanno creato un programma che permette al computer di convertire il conto delle microplastiche in massa e area di superficie: lo strumento sarà presto condiviso online con la comunità scientifica per consentire anche ad altri studiosi di riportare i risultati delle loro analisi in maniera standardizzata e più facilmente confrontabile.

(Fonte: ANSA - Foto di copertina: Pixabay)

 

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