Nelle campagne scomparsa una pianta su quattro

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Redazione
30/09/2019 - 08:04

Negli ultimi 20 anni in Italia è sparita quasi una pianta da frutto su quattro fra mele, pere, pesche, arance, albicocche, con grave danno produttivo e ambientale.

È quanto emerge dal rapporto ColdirettiSOS Clima per l'Agricoltura Italiana” presentato al Villaggio Contadino di Bologna.

Il “frutteto italiano”, secondo l'analisi Coldiretti su dati Istat, ha visto un crollo netto del 23% in un ventennio. Il taglio maggiore ha interessato pesche e nettarine con la superficie quasi dimezzata (-38%), seguiti da uva da tavola (-35%), pere (-34%), limoni (-27%), arance (-23%), mele (-17%), clementine e mandarini (-3%).

Il danno, sottolineano i coltivatori, non è solo economico e occupazionale ma colpisce pure l'ambiente perché con la scomparsa dei frutteti viene a mancare il ruolo di contrasto dell'inquinamento e del cambiamento climatico svolto dalle piante, capaci di ripulire l'aria da migliaia di chili di CO2 e polveri PM10.

Basti pensare che la superficie italiana destinata a colture legnose (frutteti, vigneti, ecc.) è di circa 2.5 milioni di ettari, che corrispondono al 25% della superficie boschiva italiana. Non a caso recenti studi hanno sottolineato il ruolo positivo della frutticoltura nella tutela dell’ambiente proprio per la capacità di catturare CO2, ruolo che potrebbe ulteriormente crescere con l’adozione di tecniche colturali finalizzate non solo alla produzione di frutta ma anche alla lotta all’inquinamento.

Un ettaro di frutteto in produzione, spiega la Coldiretti, è in grado di catturare 20.000 chili di CO2 all'anno, bloccando le polveri PM10 e abbassando la temperatura dell'ambiente circostante durante le estati più calde e afose.

Le emissioni inquinanti, se non verranno ridotte entro la fine del secolo, potrebbero causare un calo del 20% della produzione di grano, del 40% di quella della soia e addirittura del 50% di quella del mais, secondo uno studio pubblicato su Nature Communications. Ma i cambiamenti climatici hanno – aggiunge Coldiretti – un impatto negativo anche sullo stesso valore dei terreni che, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, potrebbero subire una perdita tra il 34 e il 60% nei prossimi decenni rispetto alle quotazioni attuali proprio a causa dell’innalzamento delle temperature, che minaccia anche i redditi agricoli e rischia di far aumentare la domanda di acqua per l’irrigazione dal 4 al 18%.

Un conto salato per un'agricoltura che ha già perso negli ultimi dieci anni ben 14 miliardi di euro tra danni alla produzione agricola nazionale e alle infrastrutture a causa delle anomalie del clima con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni.

«Mettere più frutta italiana nelle bibite per far tornare conveniente piantare alberi nel nostro Paese sarebbe la vera svolta green che aiuta l'ambiente, la salute e l'economia e l'occupazione Made in Italy», afferma Ettore Prandini, presidente Coldiretti. Purtroppo, «si continua a tollerare la presenza nelle bevande analcoliche di appena il 12% di frutta senza neanche l'obbligo di indicarne la provenienza, con un inganno per i consumatori e un danno per i produttori. Occorre dire basta alle aranciate senza arance e impegnarsi concretamente nell'educazione alimentare a partire dalle scuole anche con l'aiuto dei nuovi distributori automatici di snack dove acquistare frutta fresca, disidratata o spremute al 100% italiane».

ADDIO A DUE MILIONI DI MUCCHE, PECORE E CAPRE

Sempre dal rapporto “SOS Clima per l'Agricoltura Italiana” emerge che due milioni di mucche, maiali, pecore e capre sono scomparsi dalle fattorie italiane negli ultimi dieci anni anche per effetto del riscaldamento globale che ha inaridito i pascoli, ridotto la disponibilità di foraggio, tagliato la produzione di latte e aumentato i costi per garantire il benessere degli animali in condizioni climatiche più difficili.

“Fattoria Italia”, spiega Coldiretti, «nell'ultimo decennio ha perso, solo tra gli animali più grandi, circa un milione di pecore, agnelli e capre, oltre a 600.000 maiali e più di 100.000 bovini e bufale. Un addio che ha riguardato soprattutto la montagna e le aree interne più difficili dove mancano condizioni economiche e sociali minime per garantire la permanenza di pastori e allevatori».

(ANSA)

 

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