Prodotti per autolavaggio e SLA: parola all'esperta

Autore:
Andrea Cuscona
06/12/2016 - 12:05

Dopo l'intervista a Vincent (nome di fantasia), il ragazzo che prestava servizio presso uno dei tanti autolavaggi di Catania ed ammalatosi di SLA, prosegue la nostra inchiesta sul caso. Abbiamo ascoltato la professoressa Margherita Ferrante, esperta in Igiene Generale e Applicata presso l'Università degli Studi di Catania e Direttore Responsabile per l'Igiene dell'U.O. Complessa dell'Ospedale Policlinico-Vittorio Emanuele, sottoponendole etichette, schede tecniche e di sicurezza di alcuni dei prodotti in uso presso l'autolavaggio, per un esame attento di tutte le sostanze chimiche. Vogliamo sottolineare che, per mera comodità, riportiamo solo le etichette esterne presenti nelle confezioni, mentre le schede tecniche forniteci dall'azienda produttrice, sono decisamente corpose e constano di decine di pagine, difficilmente visualizzabili dai lettori. In ogni caso, per motivi legali e di privacy, abbiamo oscurato i nomi delle aziende. Possiamo assicurare, ovviamente, che al vaglio della professoressa Ferrante sono giunte documentazioni assolutamente precise e dettagliate.

 

 

 

 

 

 

 

Professoressa, partiamo dai prodotti di cui riportiamo le immagini: le sostanze contenute che grado di tossicità e pericolosità hanno per la salute e l'ambiente?

«I prodotti che vedo nelle immagini, sono prodotti che possiamo anche comprare nei grandi centri specializzati per il “fai da te” in città. Possono essere irritanti se vengono a contatto con le mucose del corpo o se sono direttamente inalati in grosse concentrazioni. Se usati con precauzione come indicato nelle istruzioni, non presentano un pericolo particolare. Dalle istruzioni sui bidoni, si evince che, ovviamente, non devono assolutamente essere ingeriti e bisogna fare attenzione per gli occhi e per la pelle, come del resto si deve fare per la gran parte dei detergenti e dei prodotti concentrati per le grandi pulizie che usiamo anche in casa. Consultando attentamente le schede tecniche, che dovrebbero essere richieste e tenute a disposizione dagli esercizi pubblici che usano tali prodotti, si vede che è indispensabile usare specifici dispositivi di protezione individuale (DPI)».

Basta una breve consultazione sui siti delle aziende produttrici per renderci conto che i prodotti per la pulizia delle vetture sono autentiche bombe chimiche. In linea generale quali sono le sostanze più nocive?

«Detergenti, sgrassatori, smacchiatori, lucidanti e tutti i prodotti simili contengono diverse sostanze chimiche, perciò è buona norma proteggersi adeguatamente per utilizzarli e allo stesso tempo cercare di usare il più possibile i prodotti naturali, che sono sicuramente molto meno pericolosi. La pericolosità è indicata in modo chiaro e inequivocabile sulle confezioni con i simboli di seguito riportati.

 

 

 

 

 

 

 

I prodotti infiammabili, tossici e pericolosi per l’ambiente sono quelli ai quali è necessario porre una maggiore attenzione».

Chi lavora negli autolavaggi spesso non usa alcuna protezione, ma davvero sono sufficienti un paio di guanti per scongiurare rischi, come da precauzioni d'uso indicate sulle etichette?

«Per chi lavora negli autolavaggi è fondamentale seguire le indicazioni riportate sulle confezioni dei prodotti utilizzati. In genere si tratta di prodotti che possono contenere sostanze irritanti ma sempre in percentuali inferiori alle concentrazioni che potrebbero causare problemi, inoltre tali prodotti si usano diluiti. È però obbligatorio usare i DPI indicati nelle schede (calzature di sicurezza, Indumenti protettivi per agenti chimici (EN 13034/05 tipo 6 PB) protezione degli occhi con occhiali con protezione laterale (EN 166), protezione della pelle mediante tuta da lavoro, protezione delle mani mediante guanti in lattice o PVC (EN 374). Per chi detiene e usa prodotti chimici è indispensabile munirsi delle schede descrittive e leggerle attentamente, seguendo le indicazioni prima dell’utilizzo, il Decreto 81/08 non ammette l’ignoranza e i responsabili della sicurezza oltre il datore di lavoro, i dirigenti, i preposti sono anche i lavoratori, ciascuno nell’ambito delle proprie attribuzioni e competenze».

Proprio le etichette riportano spesso delle blande indicazioni sulla tossicità dei composti: alla luce delle normative attuali, è possibile pensare che determinati parametri di pericolosità siano sottostimati?

«No, le attuali normative, specialmente in Europa (Regolamento CE1272/2008, normativa REACH e GHS - Sistema mondiale armonizzato di classificazione ed etichettatura delle sostanze chimiche - revisione 2015) e in particolare in Italia sono abbastanza restrittive, quindi improntate al principio di precauzione, e tutti gli effetti tossici sono dichiarati».

È possibile mettere in correlazione l'insorgenza della SLA e di altre malattie neuro-degenerative con l'esposizione continua ai prodotti per autolavaggio?

«Le malattie neurodegenerative, compresa la SLA, hanno una base genetica ma anche un’importante componente di rischio ambientale. La recente ricerca scientifica ha messo in risalto il ruolo del particolato da traffico, dei metalli in esso contenuti, dei pesticidi, delle cianotossine, prodotte dai cianobatteri presenti nelle acque superficiali. Quindi, escluderei che i prodotti da autolavaggio possano essere causa singola e specifica di malattie neurodegenerative. Ogni sostanza xenobiotica (non compatibile nei tessuti biologici) cui siamo esposti sommata ai fattori di rischio più importanti come gli scarichi delle autovetture, e dei processi di combustione in generale, insieme agli stili di vita errati (fumo, alcool, alimentazione errata ecc.) può influenzare il nostro DNA (influenza epigenetica) e determinare uno stato di malattia. Nel corso della vita circa un uomo su due e una donna su tre si ammalerà di tumore. Richard Horton ha definito le malattie croniche come "una epidemia dimenticata" (Lancet on line 5 ottobre 2005). Se vogliamo proteggerci dalle malattie cronico-degenerative è fondamentale cambiare mentalità rispetto alla gestione degli ambienti urbani (urban health), adottare stili di vita corretti e non dimenticare che ognuno di noi è il primo responsabile della propria salute».

 

Questo primo parere tecnico ci aiuta a comprendere meglio aspetti che si rivelano utili nel nostro lavoro d'inchiesta. Lasciamo ai lettori le personali valutazioni, ma anticipiamo che stiamo già procedendo ad altri raffronti e alla raccolta di testimonianze, per un'informazione completa e articolata.

 

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