“Realtà aumentata” e “realtà virtuale” dell’ISMETT di Palermo

Autore:
Santo Gulisano
04/03/2024 - 02:36

Impensabili fino a pochissimi anni addietro e, per un certo verso, fantascientifici appaiono ancora gli orizzonti e le prospettive che larealtà aumentatae larealtà virtualeaprono alle pratiche sanitarie. Perché permettono, sia in medicina che in chirurgia, di riuscire a visualizzare l’anatomia, la patologia o il progetto chirurgico che si vuole attuare direttamente sul paziente, come se si vedesse attraverso la pelle, i muscoli, gli organi e le ossa sottostanti, aggiungendo elementi multimediali allo spazio fisico e, così, creando uno spazio simulato di un mondo digitale tridimensionale che permette di conoscere ancor meglio e dettagliatamente il campo d’azione.

Le prime significative esperienze sono solo all’inizio di questo secolo, quando, ormai, si era fatta sempre più pressante la necessità del miglioramento delle prestazioni umane durante l’intervento chirurgico. Miravano, in particolare, alla ricerca di modalità che consentissero al chirurgo di conoscere l’esatta e precisa localizzazione delle vene della zona da operare nel particolare caso del paziente interessato all’intervento. Venne, allo scopo, nel 2005, definito un dispositivo chiamato cercatore di vene nel vicino infrarosso che filmava le vene sottocutanee e poi provvedeva ad elaborare ed a proiettare l'immagine delle vene sulla pelle del soggetto.

In meno di venti anni tanti, e sempre in più diverse situazioni, sono stati i traguardi conseguiti. Uno di questi è stato ottenuto, proprio alla fine dello scorso gennaio, presso l’ISMETT-UPMC di Palermo – il centro medico nato dalla partnership internazionale fra Regione Siciliana ed UPMC (University of Pittsburgh Medical Center) – dall’équipe guidata dal professor Francesco Musumeci, Senior Consultant in Cardiac Surgery di ISMETT, con il primo intervento in Italia applicato alla cardiochirurgia. Nel caso particolare, è stata seguita una tecnologia che ha consentito di ottenere una ricostruzione 3D dell’organo e dato al chirurgo la possibilità di interagire con l’ologramma che è stato creato dal computer, simulando e predisponendo così la procedura chirurgica che è stata eseguita sul paziente.

Come ha spiegato lo stesso professor Francesco Musumeci, «[...] si è trattato di un intervento chirurgico mini-invasivo per la chiusura dell’auricola sinistra, una piccola estroflessione dell’atrio di sinistra. Questo tipo di procedura è indicata nei pazienti con fibrillazione atriale cronica che hanno controindicazione all’utilizzo della terapia anticoagulante, con l’obiettivo di evitare l’ictus dovuto a trombi che possono formarsi all’interno dell’auricola. Di solito la procedura viene effettuata mediante tecnica percutanea con l’inserimento, attraverso una vena della gamba, di un occlusore che si apre ad ombrellino all’imbocco dell’auricola, occludendola completamente. Nel nostro caso, a causa di una ostruzione congenita della vena cava inferiore ed essendo la paziente trombofilica, la decisione è stata quella di intervenire chirurgicamente utilizzando un accesso mini-invasivo. La presenza presso l’ISMETT di un laboratorio di ricerca diretto dal professor Salvatore Pasta che lavora sullo sviluppo della realtà aumentata e della realtà virtuale in campo medico, ci ha stimolato ad utilizzare queste tecnologie. L’obiettivo è stato quello di valutare il contributo della tecnologia oggi a disposizione per questo tipo di procedura in termini di precisione ed efficienza del gesto chirurgico».

«In questo caso – come ha precisato Salvatore Pasta, professore dell’Università di Palermo distaccato presso IRCCS ISMETT – abbiamo applicato uno strumento di realtà aumentata in cui l’oggetto dapprima ricostruito con TAC tradizionale è stato proiettato in sala operatoria sul paziente, migliorando così la percezione del chirurgo sul trattamento. Attraverso lo schermo semitrasparente del visore è possibile vedere la scena reale e aggiungere immagini digitali sovrapponendole all’ambiente reale. Il chirurgo usando gesti per manipolare le immagini olografiche all’interno del visore e avendo visione del campo operatorio può simulare gli interventi chirurgici che dovrà eseguire, ottimizzando l’efficienza nella procedura chirurgica e minimizzandone il rischio».

L’immagine olografica del torace e del cuore della paziente, dunque, è stata ricostruita dalla TAC e su questa ricostruzione tridimensionale è stata possibile, attraverso l’ologramma, una simulazione che ha permesso con successo di programmare l’intervento focalizzando su due punti importanti: il punto di ingresso nella parete del torace per il sistema di chiusura dell’auricola e l’anatomia dell’auricola al fine di ottenere il corretto posizionamento del sistema di chiusura.

Tale intervento d’avanguardia conferma l’altissimo grado di specifiche ed elevate competenze che i professionisti dell’ISMETT hanno saputo maturare nel corso di questi ultimissimi anni con un impegno ed un’attività di massimo livello.

Al riguardo si ricorda che, nel novembre 2021, due pazienti sono stati sottoposti ad interventi di endoscopia biliopancreatica presso l’Istituto, nello stesso giorno, utilizzando tali tecnologie di frontiera. In uno dei due casi l’intervento è stato, addirittura, condotto fra Palermo e Verona con medici dislocati in tre diverse sale: la dottoressa Ilaria Tarantino, medico endoscopista ed esperta di endoscopia biliopancreatica dell’ISMETT, era nella Sala di Endoscopia dell’Istituto mentre il dottor Mario Traina ed il dottor Armando Gabrielli dell’USD Endoscopia Diagnostica Operativa Pancreatica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria veronese erano collegati tramite visori, il primo sempre da Palermo ed il secondo da Verona.

 

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