Carmunu Carusu: “Dante trattava versi divini, iu inveci trattu vini diversi”
Cronaca breve di un polemico confronto a distanza tra Mario Rapisardi e Carmunu Carusu (Carmelo Caruso), “pueta di la Motta e forsi ‘ntisu ca di li versi so non fici usu”.
Nino Puglisi, che fu bibliotecario comunale a Motta Sant’Anastasia (CT), dice di lui, nella sua introduzione al libro di poesie di Carmunu Carusu: «Abitava proprio nella piazza principale di Motta, ove la moglie gestiva una piccola rivendita di generi alimentari e nei giorni di riposo veniva chiamato dalla folla per recitare qualcosa. E il poeta – ‘stantaniu – era là, sul balcone, ad accontentare, perché chi vive in mezzo al popolo non può e non deve esimersi dalle richieste di esso. Per il popolo “poeta” equivale a “uomo saggio” che ha sempre qualcosa da dire di bello e di utile, in quanto il poeta ammaestra dilettando. Il poeta catanese dialettale Scandurra lo chiamava Maestro. E si esaltava parlando di lui e diceva che Caruso era “Ginuinu”, cioè non “Tuccatu né da camula e né da rannula” alludendo a quei poeti che, oltre ad essere scopiazzatori delle cose altrui, scrivevano senza “Sintimentu”».
Alcuni aneddoti della sua vita, la cui narrazione riportiamo integralmente, sono stati raccontati da Mariano Foti nel suo libro Elysia. Dice Mariano Foti nel parlare del rione catanese Zia Lisa: «Non possiamo qui tralasciare un personaggio molto apprezzato nel nostro rione ‘u zu Carmunu ossia Carmelo Caruso (1840-1914) uno dei più quotati poeti dialettali. Dalla Natia Motta Sant’Anastasia scendeva spesso alla Zia Lisa e, quale modesto mediatore di vino all’ingrosso, trattava con fondacari e vinai. Dal suo commercio però non riuscì mai a ricavare gran che, e visse sempre in umiltà una vita piuttosto contadina. Per questo rimase poeta. Di intelligenza veramente elevata, fu fonte inesauribile di versi siciliani. In tutte le circostanze si dava a improvvisare a getto continuo e molti correvano ad ascoltarlo. Tra le sue composizioni poetiche ricorderemo: ‘U Nespulu, I Zappuliaturi, I Quattru Elementi, ‘A Leva, Lu Ucceri, I Dubbi. Si aggiungano i poemetti religiosi: Morti e Passioni di Nostru Signuri Gesù Cristu, San Giovanni, Sant’Anastasia, ‘A Madonna ‘o Carmunu e altri. A un tale che gli disse: “Zu Carmunu vui siti n’autru Dante”, dopo una sonora risata rispose con sapiente acutezza riferendosi al suo mestiere di “vinaloru”: “‘A differenza è ca Dante trattava versi divini, iu inveci trattu vini diversi”.
Una volta, suo malgrado, fu spinto a uno scontro con Mario Rapisardi. Questi, che insegnava letteratura italiana nella nostra Università, venuto a sapere che a Motta c’era un autentico poeta, con un suo alunno gli mandò a dire che l’avrebbe incontrato con piacere. Carmunu rispose con uno dei motti più espressivi del nostro repertorio popolare: “Cu beni mi voli, ‘n casa mi veni”. Rapisardi, fortemente offeso, gli inviò un biglietto oltraggioso con la scritta: “Fango sei”. Il Caruso immediatamente ribatté:
“Fangu fu Adamu e fangu semu tutti,
e di fangu fu nata la virtù;
è tuttu fangu chiddu ca s’agghiutti,
comu di fangu fusti fattu tu!”».
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Autore
Autore
Santi Maria Randazzo vive a Motta Santa Anastasia. Nel 1975 si è laureato in Pedagogia presso l’Istituto Universitario di Magistero di Catania con una tesi sulla delinquenza minorile.
Dopo avere svolto per tre anni attività di assistente volontario presso la Cattedra di Teoria e Storia della Didattica presso l’Istituto Universitario di Magistero di Catania, l’Amministrazione Provinciale di Catania gli ha conferito l’incarico di svolgere una indagine sulla devianza giovanile. Dal 1978 ha lavorato presso i Servizi Sociali del Comune di Catania, prima con il ruolo di Assistente Sociale, poi con quello di Funzionario-Coordinatore di Centro Sociale. Su incarico del Comune di Catania ha collaborato con la Procura per i Minorenni presso il Tribunale per i Minorenni di Catania e con il Provveditorato agli Studi di Catania. Per diversi anni ha fatto parte del Comitato Provinciale per la Prevenzione delle Tossicodipendenze, del Consiglio Scolastico Provinciale e dell’Osservatorio Permanente sulle Problematiche dell’Età Minorile istituito presso l’ex Provveditorato agli Studi di Catania e per conto dello stesso Organismo ha svolto indagini sul lavoro nero minorile in Provincia di Catania.
In passato ha ricoperto ruoli dirigenziali in ambito associativo, sindacale e politico, è stato capo delegazione CGIL-CISL-UIL al Comune di Catania. È stato corrispondente da Motta per il giornale La Sicilia. Da quando è andato in pensione, si dedica con passione allo studio della storia della Sicilia, trascorrendo gran parte del suo tempo presso le più importanti biblioteche dell’Isola. Ha pubblicato due libri in digitale, Motta Santa Anastasia nell’antichità: uno degli ultimi misteri della storia siciliana (2012) e Storia di Motta Santa Anastasia. Dalle antiche origini fino alla prima metà del XV secolo (2013), e per Algra Editore il volume Il ritorno degli Aragonesi in Sicilia (2019). Ha collaborato con diverse riviste: ArcheoMedia, Agorà, Incontri, Sicilia Report, Sikelian e MetroCT. Ama lo sport ed in passato ha praticato rugby e atletica leggera.