Il discorso al Senato di Liliana Segre, una dichiarazione d’amore per la nostra Costituzione

Autore:
Federico Bizzini
04/06/2024 - 05:04

Ci sono libri che dovrebbero essere letti in tutte le scuole italiane. Uno di questi è sicuramente La stella polare della Costituzione. Il discorso al Senato (Einaudi, 2023), preziosissimo volume di Liliana Segre che, curato da Daniela Padoan, riporta il testo del suo discorso pronunciato in occasione della prima riunione del Senato dopo le elezioni del 25 settembre 2022, seduta inaugurale che, svoltasi il 13 ottobre 2022, la Segre era stata chiamata a presiedere.

Le parole della nota senatrice a vita, assai apprezzate sia in Senato e sulla stampa sia dalla gente comune, rappresentano un tesoro da preservare e da diffondere soprattutto tra i giovani. Del resto, troppo importante è la sua testimonianza ed alto è il rischio che non ne venga adeguatamente apprezzato il valore, considerata anche la sua veneranda età.

Nata a Milano nel 1930, Liliana Segre venne espulsa dalla scuola elementare nel 1938 perché di famiglia ebrea e nel 1944 venne deportata ad Auschwitz insieme al padre ed ai nonni paterni che vennero uccisi dai nazisti nelle camere a gas. Sopravvissuta alla Shoah (fu liberata nel 1945 dall’Armata Rossa), dai primi anni Novanta inizia un’instancabile attività di divulgazione della sua esperienza nella convinzione che l’indifferenza possa essere peggiore della violenza. Nel 2018 viene nominata da Sergio Mattarella senatrice a vita per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale.

Scendendo in particolari, il libro è una dichiarazione di amore per la nostra Costituzione e per tutti coloro che si sacrificarono perché ci dotassimo della Carta. Viene ampiamente citato Primo Levi e il suo Se questo è un uomo (uscito nel 1947) e l’intervista che lo scrittore torinese rilasciò nel 1973 ad uno studente. Qui Levi, anch’egli reduce dai campi di sterminio nazisti, dichiara che, dopo più di venti anni dalla fine del fascismo, si sarebbe dovuto parlare della dittatura in termini del tutto diversi ed attualizzati per via del rischio sempre più reale di vedere il fenomeno fascista ripresentarsi in altre forme e sotto mentite spoglie.

La Segre, inoltre, si occupa delle condizioni dei migranti per i quali la prima perdita è quella della patria (come scrive Hannah Arendt) perché, lasciata quella di origine, nessuna nazione apre loro le porte ed è disponibile a riconoscere la cittadinanza che è il diritto dei diritti. Nel testo, poi, ci ricorda che in questo secolo tutto è stato svelato: il soldato in omicida; la politica in delinquenza; il capitale di una grande fabbrica in fonte di sterminio con i forni crematori.

In uno dei passaggi del suo discorso dell’ottobre 2022, Liliana Segre dice che la Costituzione «è perfettibile. Ma se le energie che sono state spese per cambiarla fossero state invece impiegate per attuarla il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice. Il pensiero corre inevitabilmente all’articolo 3, nel quale i padri e le madri costituenti decisero di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione all’organizzazione del Paese. Non è poesia e non è utopia: è la stella polare che dovrebbe guidarci tutti, anche con programmi diversi».

Insomma, la Costituzione è imprescindibile ed in tal senso è emblematico anche un altro discorso pronunciato, sempre in Senato, nel giugno del 2018: «Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo; ho conosciuto il carcere; ho conosciuto il lavoro operaio, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite nel campo di sterminio. [...] Una sola obbedienza mi guiderà: la fedeltà ai vitali principi ed ai programmi avanzatissimi - ancora in larga parte inattuati - dettati dalla Costituzione repubblicana».

Con le sue parole, poi, Liliana Segre non manca mai di fare considerazioni sulle tematiche più attuali del nostro Paese: «Ma quando i ragazzi non hanno prospettive di dignità e autonomia, quando gli adulti, pur avendo un impiego, non riescono a superare la soglia della povertà, quando la sanità pubblica viene progressivamente smantellata, la scuola impoverita, la cultura irrisa, gli anziani considerati un fardello, e tutto questo non trova voce concreta nel discorso politico e nelle decisioni che ne conseguono, allora la stessa educazione, lo stesso lavoro, la stessa salute, la stessa vita democratica cominciano a non valere nulla».

Il libro, infine, si chiude con una invocazione originalissima a tornare nelle periferie, quelle urbane, quelle sociali, quelle esistenziali, per rinnamorarsi della cultura fondata sull’uguaglianza sostanziale, per rinnamorarsi della democrazia e tornare ad incontrarci.

 

In copertina: Liliana Segre e Sergio Mattarella

Inaugurazione dell’Anno Accademico 2019-2020 dell’Università Bocconi

Foto di Francesco Ammendola

Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

 

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