La Digital Pathology dell’Ospedale “Gravina” di Caltagirone

Autore:
Santo Gulisano
16/02/2024 - 04:42

Nel corso della Convention del Management della Sanità Italiana, organizzata dalla FIASO (Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere), a Roma, lo scorso 8-10 novembre, una sezione particolare dei lavori è stata dedicata alle best practice aziendali che, più di altre, erano state considerate meritevoli di particolare attenzione. Tra queste, “Il percorso di Digitalizzazione dell’UOC di Anatomia Patologica dell’Ospedale ‘Gravina’ di Caltagirone” elaborato dal Dipartimento di Diagnostica di Laboratorio dell’ASP di Catania diretto dal dottor Filippo Fraggetta.

Si tratta di una tecnologia, altamente innovativa, che, in parole povere, trasforma il vetrino, cioè il tessuto tradizionalmente osservato al microscopio, in un file virtuale che viene analizzato in tempo reale dall’anatomopatologo attraverso una piattaforma digitale che collega in rete i diversi Laboratori di Anatomia Patologica dell’ASP di Catania, garantendo tracciabilità e rintracciabilità in ogni fase del processo: dalla ricezione periferica del campione di tessuto alla diagnosi finale centralizzata sul Laboratorio di Caltagirone.

Il progetto è dunque basato su una tecnica all’avanguardia che permette al medico specialista in Anatomia Patologica di abbandonare la tradizionale osservazione del vetrino al microscopio per studiare, su di un monitor, l’immagine ad esso corrispondente e di condividerla - in caso di bisogno - con altri laboratori parimenti avanzati, sia nazionali che internazionali.

Con grande impatto, quindi, per i pazienti, soprattutto per quelli colpiti da tumori, che non devono più percorrere centinaia di chilometri per portare il “vetrino tradizionale” in altri centri per ulteriori pareri.

Inoltre, va detto che tale best practice risulta di grandissimo aiuto all’anatomopatologo chiamato ad esaminare il tessutomalatoper definire la natura delle lesioni ed esprimere una diagnosi importante per il percorso del paziente. Un lavoro assai delicato, questo, che, perché tale, richiede altissima professionalità, come pure la possibilità di un confronto e l’utilizzo di sempre nuove tecnologie, perché non sempre è tuttobiancoonero”, ma l’indagine si presenta - e non solo in rarissimi casi - con situazioni tutt’altro che ben nettamente definite e in tali casi può risultare importante avere un sereno confronto/supporto per limitare al massimo il dubbio diagnostico.

Il team del dottor Fraggetta (che - è bene ricordarlo - ricopre la carica di presidente della Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia) non è nuovo a questi riconoscimenti. Già l’anno prima, infatti, era risultato tra i nove finalisti al Premio Innovazione Digitale in Sanità 2022 del Politecnico di Milano, l’iniziativa dell’Osservatorio Sanità Digitale che crea occasioni di conoscenza e condivisione dei migliori progetti di utilizzo del digitale come leva di innovazione e miglioramento nel mondo della Sanità. Il progetto che ha portato a tale prestigioso riconoscimento riguarda, in particolare, l’implementazione di un approccio combinato molecolare-digitale allo screening del carcinoma cervico-vaginale che, tra l’altro, consente di ridurre i tempi di refertazione ed apre le porte per l’utilizzo di algoritmi di Intelligenza Artificiale applicati allo screening.

L’Anatomia Patologica del “Gravina” si conferma, ormai da tempo, punto di riferimento nazionale della Digital Pathology, un nuovo settore sanitario in sempre crescente ed impetuoso sviluppo che muove dalla gestione dei dati basata sulle informazioni generate da vetrini di campioni digitalizzati. Le immagini digitali costituiscono, ormai, vere e proprie copie fedeli del preparato cito-istologico, visibile su uno schermo anziché al microscopio convenzionale.

La Digital Pathology comprende la Telepatologia (trasmissione delle immagini a distanza), il miglioramento dei sistemi di gestione e archiviazione del materiale diagnostico nei laboratori (work-flow) e lapatomica”, cioè l’analisi informatica dei preparati per utilizzare il maggior numero di dati, anche non visibili all’occhio umano, con i sistemi di Intelligenza Artificiale.

Per le enormi potenzialità che possono essere sviluppate in questo campo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede il sostegno di un gran numero di specifici progetti di ricerca; uno di questi, DIPLOMAT (DIgital PLatform for OMics and Artificial intelligence in Transplant and native rare renal diseases), viene sviluppato dal Dipartimento di Medicina dell’Università di Verona, dalla Sezione di Anatomia Patologica del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano-Bicocca e dall’Unità Operativa di Anatomia Patologica dell’OspedaleGravinadi Caltagirone.

Il progetto, che rappresenta un virtuoso esempio da un lato di medicina traslazionale e dall’altro di lavoro in network, mira a superare i limiti diagnostici nel campo della nefropatologia attraverso una combinazione vincente tra Digital Pathology, Intelligenza Artificiale e scienze omiche (le discipline che utilizzano tecnologie di analisi che consentono la produzione di informazioni in numero molto elevato e, nello stesso intervallo di tempo, utili per la descrizione e l’interpretazione del sistema biologico studiato).

 

In copertina: Foto di National Cancer Institute su Unsplash

 

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