Maria Occhipinti: il coraggio di una siciliana controcorrente

Autore:
Angela Strano
02/04/2023 - 21:50

Una donna che, sin da bambina, ha teso a volgere oltre il contesto limitante in cui si è trovata. Una figura femminile che ha dato voce alle istanze di pace e uguaglianza. Maria Occhipinti è stata un’attivista femminista, pacifista, anarchica, in un’epoca e in un contesto (profondo meridione della Sicilia) in cui la donna ha avuto poca voce in capitolo.

Maria Occhipinti nasce a Ragusa il 29 luglio 1921, in un ambiente popolare retrogrado. Le sono mancati i gesti di affetto e pure la poesia che armonizza la vita. Una realtà patriarcale, intrisa di condizionamenti religiosi, che sta molto stretta alla giovanissima donna; così, per sfuggire ad essa, decide di sposarsi. Maria ha fatto emergere sin dall’adolescenza la sua coscienza critica rispetto alle circostanze in cui si è ritrovata a vivere. Emerge in lei la contestazione all’antimilitarismo nel momento in cui il marito viene chiamato alle armi. Affiora inoltre la sua ripugnanza al fascismo, sia perché ha causato la guerra sia per la sua base autoritaria e patriarcale. Si rende conto che le campagne belliche riducono gli uomini arruolati privi di essenza. Maria decide di far sentire la sua voce a partire dall’iscrizione alla Camera del Lavoro, destando grande stupore. Ancora non si era abituati all’idea che una figura femminile potesse esprimersi nella vita pubblica. Maria coinvolge altre donne a manifestare contro il carovita e il mancato pagamento dei sussidi alle famiglie con uomini arruolati. Il quartiere in cui ha vissuto e poi militato nella memoria collettiva si è sempre chiamato mastricarretti, in seguito la Russia. Questo perché vi sono stati molti tesserati alla Camera del Lavoro.

Il richiamo alle armi continua, con il rastrellamento di giovani uomini. Il 4 gennaio 1945 la situazione è molto critica, la violenza militarista si manifesta del tutto, tra urla e disperazione di madri, figlie, sorelle, mogli, fidanzate. Così quella mattina Maria Occhipinti, insieme a Franco Leggio, dà luogo all’insurrezione antimilitarista Non si parte! Frase ripetuta assieme a Indietro non si torna! Si è in tal modo rivendicata la fine del fascismo e della monarchia, oltre all’idea che la guerra è ignobile. Quel giorno Maria Occhipinti ha compiuto un gesto eclatante, rimasto scolpito nella storia della Sicilia contemporanea, seppur semidimenticato. Ventitreenne e incinta, si stende a terra tra Corso Vittorio Veneto e Via 4 Novembre davanti ad un camion che prende con la forza i giovani da arruolare per impedirne il passaggio. La chiamata alle armi giunge dall’esercito anglo-americano: la strenua opposizione di Maria concerne ogni fazione militarista. Molte persone, in segno di sostegno alla lotta, si avvicinano. Il camion si ferma, ma i soldati sparano sulla folla che si dilegua; solo le persone più coraggiose sono rimaste. Dopo giorni di scontri violenti, la rivolta viene repressa dall’esercito sabaudo. Gli insorti sono condannati e Maria Occhipinti costretta al confino ad Ustica, dove partorisce una bambina. In seguito la giovane donna viene trasferita al carcere delle Benedettine a Palermo; infine, ritrova la libertà grazie all’amnistia di Togliatti.

Maria, quando torna a Ragusa, riscontra un ambiente a lei ostile. Ha venticinque anni ed è considerata una “donna per male” dai suoi concittadini e dalla famiglia. Questo perché ha scelto la militanza politica, piuttosto che seguire il modello tradizionale di donna dedita al matrimonio. Il marito, inoltre, ha scelto un’altra compagna. Maria Occhipinti per molto tempo milita tra le file del PCI, rompendo con esso nel momento in cui accusa i moti ragusani di complicità col fascismo. La donna spiega le ragioni dell’insurrezione e decide di avvicinarsi ai gruppi anarchici della città. Così Maria studia e approfondisce sempre più il pensiero libertario. Pubblica articoli sulle riviste anarchiche per mantenere la memoria dei moti del capoluogo ibleo. La donna, disprezzata da famiglia e concittadini, abbandona Ragusa. Vive in diversi luoghi italiani ed esteri, svolgendo vari lavori per mantenere se stessa e la figlia. In Svizzera scrive la sua autobiografia Una donna di Ragusa; nel 1973 si trasferisce definitivamente a Roma. Qui continua le sue pubblicazioni di articoli di denuncia politico-sociale, particolarmente contro lo sfruttamento delle domestiche e l’espropriazione dei terreni nelle periferie ragusane. Scrive pure delle novelle, contenute nella raccolta Il carrubo ed altri racconti, dalla pubblicazione postuma.

La sua ultima apparizione risale al 1987, ad un comizio a Comiso contro i missili Cruise; Maria Occhipinti muore a Roma il 20 agosto 1996. Nel 2013 esce un documentario dedicato alla sua vita. Nella sua autobiografia Maria esprime la sua ribellione ad un contesto patriarcale, in cui la donna non ha voce in capitolo. Ella afferma che è inconcepibile che la differenza sessuale sia un fattore discriminante. Maria, inoltre, volge lo sguardo sulla condizione delle donne siciliane. Esse, fino ad alcuni decenni fa, non hanno potuto partecipare alla vita pubblica. Maria Occhipinti è una figura femminile siciliana di cui mantener la memoria, per la sua tenacia a rompere i parametri tradizionali.

 

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