Museo Pitrè, il custode delle tradizioni popolari siciliane
Il Museo Etnografico Siciliano Giuseppe Pitrè di Palermo, fondato dal celebre studioso nel lontano 1909, è uno di quei luoghi che non dovrebbero mai essere ignorati né dai turisti né da coloro che nell’Isola sono nati e vivono.
Infatti, nelle sale di questa istituzione, nel suo genere una delle più importanti in Europa, trovano documentazione gli usi e i costumi del popolo siciliano, compresa la minoranza etnolinguistica albanese, e le credenze, i miti, le consuetudini, le tradizioni di Sicilia (la casa, filatura e tessitura, arredi e corredi, i costumi, le ceramiche, l'arte dei pastori, caccia e pesca, agricoltura e pastorizia, arti e mestieri, i veicoli, il carretto siciliano, i pupi, il carro del festino, le pitture su vetro, le confraternite, i presepi, tra i quali spicca l'opera dell'artista trapanese Matera, i giochi fanciulleschi, la magia, gli ex voto, pani e dolci festivi). Inoltre, in una sala troviamo la grande cucina dei Borbone che, a prescindere dalla superficie, ben rappresenta le cucine tradizionali siciliane.
Nel Museo trovano posto oltre 7.000 reperti provenienti da un nucleo originario costituito da Giuseppe Pitrè di circa 1.500 oggetti, dalle collezioni etnografiche cedute dall'ex Museo Nazionale di Palermo e da donazioni private. Non manca una preziosa biblioteca con oltre 24.000 volumi tra cui alcune cinquecentine, manoscritti e testi rari.
I lavori di ristrutturazione, durati più del previsto per complicazioni burocratiche, hanno creato nuovi spazi e rinnovato le esposizioni. L'impianto originario, risalente al 1935 e frutto del lavoro dell'etnologo ed antropologo Giuseppe Cocchiara che diresse il museo fino al 1965, è stato rifatto secondo un progetto di Giuseppe Pagnano (nel frattempo scomparso). I lavori sono quindi proseguiti con la direzione di Carmelo Russo.
Le sezioni museali create da Pagnano sono sedici. Nel nuovo allestimento si è aggiunta la sala dedicata a Giuseppe Pitrè. Accoglie il ritratto del medico-etnologo firmato da Eleonora Arangi e alcuni suoi oggetti personali di uso quotidiano come il pennino, il calamaio, gli occhiali, la scrivania da lavoro. Un angolo della sala è dedicato a Giuseppe Cocchiara, autore quando aveva appena diciannove anni del libro Popolo e canti nella Sicilia d'oggi. Girando Val Demone: una raccolta di testi popolari raccolti nella Val Demone e soprattutto nel suo paese natale, Mistretta. Si potranno visitare anche le cucine reali e l'antico teatrino dei pupi di Cocchiara che è stato restaurato dal Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino.
Come detto, il Museo venne fondato nel 1909 da Giuseppe Pitrè che lo aveva concepito come custode di quella «parte della storia che i dotti non hanno scritta, ma che il popolo ha lasciato nei suoi costumi, nelle sue usanze, nelle sue credenze, nei suoi riti».
Giuseppe Pitrè ha dedicato la sua vita alla raccolta ed allo studio delle testimonianze degli usi e costumi, dell'arte e della vita del popolo siciliano, raccogliendo nel tempo una collezione straordinaria donata poi al Comune di Palermo. Fu Giuseppe Cocchiara ad allestire il museo nella Casina Cinese realizzata alla fine del Settecento dall'architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia all'interno del Parco della Favorita. In questa palazzina il re Ferdinando di Borbone si era rifugiato, in fuga da Napoli, dopo la proclamazione della Repubblica Partenopea.
(Fonte: ANSA - Wikipedia)
Immagine all’interno: busto raffigurante Giuseppe Pitrè - Foto di Robitabu
Opera propria, CC BY-SA 3.0
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