Pupi di zucchero, dolce rappresentazione di un culto antico che unisce Sicilia e Irlanda

Autore:
Enzo Faraone
02/11/2019 - 03:38

Si custodisce in Sicilia da millenni il culto degli antenati e della vittoria della vita sulla morte rappresentata da statuine dolci fatte con il prodotto della cannamela (canna da zucchero) siciliana: i Pupi di zucchero.

Sono fatti per lo più a forma di guerrieri che combattono le forze delle tenebre e proteggono le Pupe femmine elegantemente vestite che sono le matrici dove la vita si manifesta; oppure rappresentano una coppia: amanti che generano vita. I Pupi sono coloratissimi ed il colore dominante è il rosso, sono preparati tradizionalmente soltanto in occasione di Tutti i Santi per festeggiare i morti e accoglierli in casa quando, in quel momento magico in cui si apriva un varco tra i due mondi, potevano ritornare tra i loro discendenti portando doni ai più piccoli a cui veniva insegnata questa filastrocca:

“Armi santi, armi santi,

Io sugnu unu e vuatri síti tanti:

Mentri sugnu 'ntra stu munnu di guai

Cosi di morti mittitiminni assai!”

Si custodisce in Irlanda il culto degli antenati e della vittoria della vita sulla morte e si celebra da millenni Samhain o fine dell'estate in una sorta di capodanno dove si sono sempre festeggiati i morti.

Caratteristica della cultura celtica era la visione circolare del tempo; e, nel suo ciclo, la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre si trovava in un punto fuori dalla dimensione temporale che non apparteneva né all'anno vecchio e neppure al nuovo; era in quel momento che quella specie di velo che separava il mondo dei vivi da quello dei morti diventava, invece, il ponte attraverso cui i due regni potevano comunicare: quel momento si chiamava e si chiama Samhain.

In Sicilia come in Irlanda vivere con onore era fondamentale, ancora più importante era morire con onore; e, massimamente, essere ricordati. Ecco che la festa dei Morti, quindi, diventava un momento importante per i vivi educati fin da bambini a vedere nei propri morti le radici invisibili ma esistenti della loro vita, defunti da ricordare con grande festa in quanto degni di vivere nella memoria. Il popolo siciliano era un tutt'uno col proprio passato ed il proprio futuro, tanto che l’eterno presente in cui vive si è tradotto in una lingua, la siciliana, in cui non esiste futuro. Non esiste il “farò”, esiste il “faccio”: “lu fazzu dumani”, “facemu festa granni quannu venunu i morti”, “quannu addiventu vecchiu moru; e, poi, ci rigalu a li picciriddi i pupi di zuccuru e tetù”.

Nell’anno 835 d.C. papa Gregorio II, sicuramente per sradicare gli antichi culti legati alla tradizione celtica del festeggiamento di Samhain (da cui deriva Halloween - tutti gli spiriti sacri - che ricorreva il 31 ottobre, ultimo giorno dell’anno), spostò la festa diTutti i Santidal 13 maggio al 1° novembre per cristianizzare una festapaganaplurimillenaria. Inoltre, nel 998 viene introdotto un nuovo rito, da parte dell'abate benedettino Odilone di Cluny, ed infatti con la riforma cluniacense si stabilì che le campane dell'abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1° novembre per celebrare i defunti. L'idea di commemorare i defunti in suffragio nasce su ispirazione di un rito bizantino che celebrava difatti tutti i morti, il sabato prima della domenica di Sessagesima, all'incirca in un periodo compreso tra la fine di gennaio e il mese di febbraio. Queste innovazioni da parte della chiesa cattolica hanno replicato la festa celtica di Samhain che durava tre giorni introducendo assieme alla Vigilia, il 31 ottobre, e Ognissanti, il 1° novembre, la Commemorazione dei Defunti, il 2 novembre.

I festeggiamenti si sono sempre mantenuti vivi nella tradizione popolare tramite offerta di cibo e in Sicilia, contrariamente a quanto si è usato nel resto d'Italia, persiste vivo l'uso di regalare ai bambini nel giorno dedicato alla celebrazione dei defunti giocattoli e dolci di forma antropomorfa: i Pupi di zucchero chiamati purepupaccena”.

I dolci, che l'indomani sarebbero stati dati ai bambini, venivano disposti in bell'ordine su una tavola, perché si riteneva che in quella notte i defunti della famiglia venissero a cenare nella loro antica casa. I dolci che si preparavano tradizionalmente per questa ricorrenza, i Pupi di zucchero, non erano immediatamente destinati ai fanciulli ma ai trapassati assieme a fave e altri cibi: si trattava di una vera e propria cena, apprestata in onore dei defunti, una cena che si riconnette alla universale credenza in una effettiva seconda vita dopo la morte.

È naturale chiedersi perché i siciliani dessero poi da mangiare ai bambini quei dolci antropomorfi che inizialmente erano stati offerti come nutrimento per i trapassati. Forse, la ragione la si ritrova in tradizioni arcane e consiste nel fatto che i bambini, perpetuazione dei defunti, cibandosi degli alimenti a loro destinati entrino in contatto con essi acquistandone forza e virtù. Mangiando il cibo destinato ai defunti è come se ci si nutrisse simbolicamente dei trapassati stessi; ed infatti la strenna siciliana dei Morti era un'offerta alimentare per i defunti dove i Pupi e le Pupe di zucchero raffiguravano i defunti stessi che, dopo aver mangiato, a loro volta venivano ritualmente mangiati dai bambini che ne erano il loro prodotto e la loro manifestazione.

La festa di Ognissanti unisce due luoghi e due popoli: Sicilia e Irlanda, Siculi e Celti. Si sono mai incontrati questi popoli abitanti in mondi apparentemente lontanissimi?

Nella tradizione medievale irlandese si riporta che Partholón, nativo della Sicilia, con la sua gente colonizzò l'Irlanda. Si dice che i Siculi siano stati i primi ad arrivarvi dopo il diluvio universale. Vi giunsero nel 2680 a.C. secondo la cronologia degli Annali dei Quattro Maestri, nel 2061 a.C. secondo la cronologia di Seathrún Céitinn, ed al tempo di Abramo secondo gli storici irlandesi.

Vi furono quindi plurimillenari contatti tra le due isole e le loro genti, contatti che stanno alla base di identiche simbologie e che hanno trovato la loro massima espressione nella celebrazione della continuità della Vita festeggiando i Morti e della vittoria della Luce sulle tenebre nei giorni più bui del Tempo che per i Celti non è lineare, ma circolare.

 

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