Quanti alberi piantare per “rinfrescare” il Pianeta

Autore:
Guido Bissanti
03/06/2024 - 00:40

Gli alberi svolgono un innegabile ruolo negli ecosistemi mondiali.

Le principali funzioni svolte da questi organismi viventi possono essere sintetizzati in dieci azioni fondamentali.

PRODUZIONE DI OSSIGENO: attraverso la fotosintesi, gli alberi assorbono anidride carbonica (CO2) e rilasciano ossigeno (O2), che è essenziale per la respirazione degli esseri viventi.

SEQUESTRO DEL CARBONIO: gli alberi immagazzinano carbonio nei loro tessuti, contribuendo a ridurre la concentrazione di CO2 nell’atmosfera e mitigando così gli effetti del cambiamento climatico.

REGOLAZIONE DEL CLIMA: le foreste influenzano il clima locale e globale attraverso la regolazione della temperatura e dell’umidità. Gli alberi forniscono ombra e raffreddano l’aria mediante l’evapotraspirazione.

CICLO DELL’ACQUA: gli alberi giocano un ruolo chiave nel ciclo dell’acqua, trattenendo l’acqua nel suolo e facilitando la sua infiltrazione, riducendo così il rischio di inondazioni e migliorando la qualità dell’acqua.

HABITAT E BIODIVERSITÀ: gli alberi forniscono habitat e risorse alimentari per una vasta gamma di specie animali e vegetali, sostenendo la biodiversità. Le foreste sono tra gli ecosistemi più ricchi di specie al mondo.

PROTEZIONE DEL SUOLO: le radici degli alberi stabilizzano il suolo e prevengono l’erosione. La copertura forestale protegge il suolo dall’impatto diretto delle precipitazioni.

PURIFICAZIONE DELL’ARIA: gli alberi filtrano e assorbono varie molecole, come ozono, anidride solforosa, e particolato, migliorando la qualità dell’aria.

VALORE CULTURALE E RICREATIVO: gli alberi e le foreste offrono benefici estetici, culturali e ricreativi per le persone. Spazi verdi urbani contribuiscono al benessere psicologico e fisico della popolazione.

CICLO DEI NUTRIENTI: gli alberi contribuiscono al ciclo dei nutrienti attraverso la decomposizione delle foglie e dei rami, restituendo nutrienti essenziali al suolo e sostenendo la fertilità del suolo.

SUPPORTO AI SERVIZI ECOSISTEMICI: oltre ai ruoli specifici sopra menzionati, gli alberi supportano una vasta gamma di servizi ecosistemici che sono cruciali per la salute degli ecosistemi e il benessere umano.

In riferimento poi alla maggiore capacità degli alberi di assorbire CO2, rispetto alle specie arbustive, ed ancor più alle erbacee, è evidente che la piantagione di alberi può rappresentare un notevole fattore di mitigazione climatica, qualità dell’aria, ecc.

Un albero adulto può assorbire una quantità significativa di anidride carbonica (CO2), ma la quantità esatta varia a seconda della specie di albero, delle condizioni ambientali e della sua salute e dimensione. In media, si stima che un albero adulto possa assorbire tra i 10 e i 40 kg di CO2 all’anno.

Un albero adulto, in condizioni medie, può assorbire circa 22 kg di CO2 all’anno. Tuttavia gli alberi presenti nelle foreste mature possono assorbire quantità maggiori di CO2 grazie alla densità e alla diversità delle specie.

Ma un ruolo importante svolgono gli alberi in città. Queste piante, in ambito urbano, pur essendo esposte a stress ambientali maggiori, giocano un ruolo cruciale nell’assorbimento della CO2 e nella mitigazione dell’inquinamento atmosferico.

Partendo da tutte queste generiche e sintetiche considerazioni è evidente che queste specie possono svolgere un ruolo importante per riportare l’equilibrio ecologico ed entropico del Pianeta alle condizioni, almeno, di un secolo fa.

A tale proposito, uno studio del 2019 dimostrava l’enorme potenziale del sequestro del carbonio operato da queste piante.

Lo studio dimostrava che per poterrinfrescareil Pianeta servirebbero mille miliardi di nuovi alberi piantati entro il 2050.

Ma a scanso di equivoci, visto che in questa epoca i social tendono a semplificare (e spesso a banalizzare) i concetti, la questione è molto più complessa.

C’è infatti il rischio che la sola idea di piantare alberi porti l’opinione pubblica a pensare che basti ciò per risolvere la crisi climatica e che tutte le trasformazioni epocali che dovremmo imporre alle nostre esistenze per renderle più sostenibili non siano più necessarie.

Quanto di più falso e fuorviante.

Sicuramente la presenza di una maggiore quantità di specie arboree consentirebbe di svolgere tutti quei ruoli ecologici, climatici e sociali sopra sintetizzati. Tuttavia gli alberi (come tutte le piante) non sono individui che vivono mai una vita separata dal contesto. Questi stabiliscono legami molto complessi (che la stessa scienza deve ancora approfondire in gran parte) con il resto degli organismi viventi (esseri umani compresi). Inoltre, ogni pianta cresce e vive bene in alcuni contesti ed in alcune associazioni per cui, se pensassimo di piantare alberi indiscriminatamente, senza tenere conto del particolare habitat, rischieremmo, in certi casi, un rimedio peggiore del male.

Basti pensare ad alcuni habitat importanti per la riproduzione dell’avifauna, come certe radure, in cui gli uccelli devono trovare spazio, luce e determinate condizioni per deporre. L’ipotesi di piantare alberi in queste radure innescherebbe un effetto domino ecologico molto peggiore del rimedio stesso.

Ovviamente gli esempi sono molto più complessi e vengono approfonditi da esperti del settore, quali naturalisti, agronomi, forestali, botanici, ecc. che, in sintesi, studiano gli habitat e le vegetazioni potenziali e possono stabilire, pertanto, non solo se e quando è possibile inserire delle specie vegetali (a prescindere se si tratti di specie arboree, arbustive o erbacee) ma anche in che modalità, consociazioni, concentrazioni, ecc.

Le piante infatti, come detto, stabiliscono tutta una serie di complessi legami che, solo nell’insieme, garantiscono le funzioni suddette.

Possiamo definire l’insieme di specie vegetali, animali, funghi, batteri, virus, ecc. come le cellule di un organismo molto più complesso che è l’ecosfera, costituita, tra l’altro, di una parte aerea ed una sottile e delicata parte interna (il suolo) che, in continua interazione, scambiano costantemente le tre forme della sostanza di cui è fatto l’universo (e quindi il nostro Pianeta), e cioè: informazione, energia e materia.

Gli stessi calcoli sulla CO2 assorbita, l’emissione di O2 o altre funzioni tipiche cambiano notevolmente modificando tutta una serie di valori. Inoltre, la seconda legge della termodinamica ci dice che in qualunque sistema energetico, qual è anche un ecosistema, l’entropia (funzione collegata alla dimensione tempo ed al disordine di un sistema) tende a crescere all’infinito.

Tuttavia i sistemi quanto sono più diversificati (quindi non solo quelli ecologici, ma anche quelli sociali) quanto più dissipano meglio l’energia producendo meno entropia. In poche parole sono molto più stabili e “freschi”.

Questo, in parole molto povere, significa che non basta piantare alberi per salvare il Pianeta dall’ebollizione; bisogna creare sistemi dissipativi molto più efficienti (ecosistemi più biodiversi e correlati agli habitat del Pianeta ed ecosistemi sociali sincronizzabili con questi e non interferenti).

Ciò equivale a dire che i nostri modelli sociali devono somigliare ai sistemi ecologici, devono sincronizzarsi con essi, seguendo un ben preciso “software” il cui copyright e licenza è posseduto solo dalla natura e che non è né alterabile né ignorabile.

In estrema sintesi, ed a chiusura di questo articolo, quando si afferma che basta piantare alberi per salvare il Pianeta, si fa un cattivo servizio non solo alle conoscenze delle persone comuni ma anche alle loro coscienze.

Per salvare il Pianeta serve una conversione dei nostri modi di vivere, vedere, muoverci, pensare, fare politica, ecc.

Dobbiamo studiare attentamente il software della natura, che ci cede a costo zero il suo copyright, ed implementarlo in tutte le cose e le attività di tutti i giorni.

Piantare alberi è certamente un’opera meritoria e va fatto secondo determinati criteri (previsti nel software); tuttavia è ancora più importante capire i principi di questo software. Solo in questo modo gli ecosistemi ecologici ed umani sarebbero salvaguardati per un periodo storico molto più lungo perché produrremmo meno entropia che, guarda caso, è quella funzione che genera il trascorrere del tempo.

Meccanica quantistica e termodinamica docet.

 

(L'articolo che avete appena letto è tratto dal sito web Un Mondo Ecosostenibile. Lo abbiamo pubblicato previa autorizzazione del suo autore Guido Bissanti)

 

In copertina: Foto di Jan Huber su Unsplash

 

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