Senza condivisione non c’è transizione ecologica
Nelle nebbie di questa Epoca che preannuncia grandi cambiamenti e scossa da incertezze e confusioni c’è una parola che emerge su tutte le altre e che è la chiave di lettura per proseguire la strada verso il futuro.
La parola è condivisione, parola che etimologicamente è già un “programma sociale e politico”, e cioè dividere con.
Mi piace pensare che il grande Franco Battiato, che ci ha lasciato nel 2021, nella canzone Nomadi (contenuta nell’album Fisiognomica uscito nel 1988) forse si riferisse alla ricerca di questa civiltà nomade ed in transito.
È proprio leggendo la prima parte del testo di questa splendida e profonda canzone che si individua, con molta probabilità, il senso di ciò che intendeva l’Autore (ricordiamo che il brano è stato scritto nel 1986 da Juri Camisasca e cantato, oltre che da Battiato, anche da Alice e Giuni Russo).
“Nomadi che cercano gli angoli della tranquillità
Nelle nebbie del nord e nei tumulti delle civiltà
Tra i chiariscuri e la monotonia
Dei giorni che passano
Camminatore che vai
Cercando la pace al crepuscolo
La troverai
La troverai
Alla fine della strada”
Sì, proprio alla fine di una strada che questa civiltà ha comunque intrapreso e che è costellata dalla presenza di molti ostacoli e molte persone, come si suol dire “di buona volontà”, ma anche di molti ingannatori: coloro che nella contrapposizione al condividere veicolano costantemente messaggi subdoli, distorsivi, fuorvianti; ovviamente, a proprio uso e... arricchimento.
Così passano i giorni e, ad ogni tentativo di traghettare questa civiltà verso sponde più tranquille ed acque più chete, si assiste al proliferare di falsi principi di libertà, di ipocriti concetti di legalità e di fraudolente teorie che coinvolgono diritti umani, salvaguardia ambientale, fame nel mondo, transizione ecologica, ecc..
Soprattutto negli ultimi tempi, complice forse anche la pandemia da Covid-19, si sta assistendo ad una contraddizione sociale senza precedenti.
Una civiltà che, spesso solo a parole, chiede un modello sociale (e quindi economico) ecosostenibile, ma che fa spesso della contrapposizione, della critica ad ogni piè sospinto, del giudizio affrettato e dell’individualismo quasi una religione.
Ovviamente, non ci può essere futuro ecosostenibile per una civiltà che non supera queste barriere e fa della divisione con il prossimo la sua filosofia. Una filosofia che affonda i suoi principi soprattutto nelle grandi religioni, dal cristianesimo all’islamismo fino alle profonde e meditative religioni orientali, facendone il proprio credo.
Tralasciando in questo articolo anche la cattiva tendenza di alcuni scienziati e ricercatori a ripercorrere vecchie e, speravamo, superate tendenze inquisitorie a chi non la pensa o si muove sullo stesso piano, è certo che così continuando questa civiltà è divenuta un ossimoro, una contraddizione tra il volere e l’essere.
L’ossimoro sta nel fatto che la Natura, con le sue leggi, i suoi principi e le sue regole, fa della condivisione, della distribuzione dei ruoli e della sussidiarietà i capisaldi della Vita.
Eppure oggi assistiamo, tra le tante contraddizioni (ma spiegabili dagli interessi di chi le veicola), a una politica che a parole vuole difendere i diritti umani, proteggere il Pianeta e le sue creature (ci saremmo anche noi), ma, di fatto, opera con criteri di discriminazione (liberismo divenuto quasi incontrollabile), di prevaricazione (privazione sempre più spinta delle sovranità alimentari, energetiche, ecc.) e di comportamenti omofobici.
È così, per dirla come Battiato, “Lungo il transito dell’apparente dualità” siamo una civiltà che cerca di uscire da questo pantano delle contraddizioni e può farlo solo guardando alla grande maestra di Vita che è la Natura.
Vogliamo essere una civiltà dei diritti, delle conquiste, dei bisogni personali, ma possiamo esserla solo nella condivisione, che è una legge che cancella, come un colpo di spugna, oltre un secolo di bugie ideologiche ed economiche di colonialismo, liberismo e capitalismo senza regole.
Per essere più concreti, entrando in questioni reali, stiamo assistendo, ad esempio, ad una transizione ecologica operata con un vecchio criterio liberista e colonialista che avanza senza alcun rispetto per i territori, per le popolazioni, per i più indifesi e senza diritti.
Non possiamo riconoscerci in questa transizione; è solo un ennesimo tentativo di riscrivere, con parole più ammalianti, una storia che non ha più futuro.
Una storia in cui si assiste ad una crescente concentrazione nelle megalopoli energivore e disumanizzanti e ad un contemporaneo svuotamento e depauperamento delle aree rurali e delle zone interne.
Il centro della transizione storica è la condivisione e quando avremo compreso il cuore di questo significato potremo trovare quella strada intrapresa, ma irta di ostacoli ed ostacolatori.
Per finire con le parole della canzone cantata da Battiato e composta da Camisasca, oggi il popolo mondiale è stato reso forestiero nella sua terra.
“Forestiero che cerchi
La dimensione insondabile
La troverai
Fuori città
Alla fine della strada”.
(L'articolo che avete appena letto è tratto dal sito web Un Mondo Ecosostenibile. Lo abbiamo pubblicato previa autorizzazione del suo autore Guido Bissanti)
In copertina: Foto di Helena Lopes su Unsplash
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