Festa del 1° maggio, occasione per una seria riflessione sul mondo del lavoro

30/04/2024 - 22:00

La Festa del 1° maggio rappresenta il momento in cui si celebra il lavoro e il riconoscimento dei diritti dei lavoratori, diritti che necessitano di continui aggiornamenti e che, nella vita di tutti i giorni, vanno strenuamente difesi da coloro che provano a limitarne il regolare esercizio.

Prima di parlare del primo maggio e della Festa dei Lavoratori, che comunque occorre ricordare, è bene prestare la dovuta attenzione ai temi di grande attualità legati al sostantivo lavoro.

In primis gli infortuni sul lavoro. Espressione che di per sé costituisce un ossimoro perché il lavoro serve per vivere, per avere i mezzi di sussistenza, la giusta mercede e retribuzione. Giammai per perdere la vita. Gli infortuni si ripetono con una inaccettabile frequenza quotidiana e il Presidente Mattarella, con la sua sensibilità, vi ha già dedicato diversi messaggi al Parlamento perché si occupi di questa vera e propria deriva. Parliamo di morti sul lavoro in occasione di ogni episodio luttuoso, ma la verità è che poco o nulla in concreto viene fatto per prevenire le tragedie. Occorrerebbe un Piano Marshall per la prevenzione degli infortuni sui posti di lavoro con assunzione di migliaia di ispettori del lavoro e, invece, assistiamo all’inserimento di poche centinaia di nuovi ispettori in misura risibile rispetto alle reali esigenze: in Sicilia sono solo alcune centinaia a fronte di decine di migliaia di aziende. La carenza è drammatica soprattutto al Sud dove vige la piaga del lavoro nero che in alcuni settori, come l’edilizia, raggiunge picchi altissimi.

Il lavoro precario, con assunzioni a tempo determinato e part-time non scelte dal lavoratore, ma imposte dalle aziende. Si parla tanto di un aumento dell’occupazione, ma in effetti si tratta di lavoro precario privo di stabilità. Si dovrebbe incentivare il lavoro a tempo indeterminato.

Il lavoro povero, anche questo è un ossimoro perché chi ha una occupazione con regolare contratto dovrebbe essere esente e lontano dalla povertà. Invece, adesso è di estrema attualità che le buste paga in alcuni settori sono talmente esigue da fare configurare appunto il fenomeno del cosiddetto lavoro povero.

Lavoro femminile. Nel Sud Italia la percentuale di donne che lavorano è irrisoria; ciò accade, ad esempio, per la scarsità di asili nido che impone alle famiglie di scegliere con la conseguenza che sarà la donna/madre a rimanere a casa per accudire i figli, rinunciando o non cercando possibilità occupazionali.

Festa del 1° maggio. In questa data si svolse nel 1866 a Chicago la prima grande manifestazione dei lavoratori per rivendicare il riconoscimento di maggiori diritti e vi furono gravi scontri con le Forze dell’Ordine. Nella battaglia perdettero la vita molti lavoratori. Va detto, però, che il risultato di quella manifestazione consentì il conseguimento di un primo risultato storico con la fissazione del tetto massimo di otto ore di lavoro giornaliere per quaranta ore settimanali. Ma sarà solo con il Congresso di Parisi del 1899 dei partiti socialisti e laburisti che si tenne la Seconda Internazionale nella quale verrà proclamata la Festa Internazionale dei Lavoratori.

In Italia, la prima celebrazione dopo la caduta del fascismo, il primo maggio del 1947 a Portella della Ginestra (nel comune di Piana degli Albanesi in provincia di Palermo), vedrà un eccidio ad opera di Salvatore Giuliano che con i suoi picciotti sparò contro i braccianti che manifestavano per ottenere l’assegnazione delle terre e il riconoscimento di maggiori diritti. Vi furono molti morti e feriti fra i contadini, ma sull’episodio non è mai stata fatta pienamente luce. Se, infatti, il coinvolgimento di Giuliano non può semplicisticamente addebitarsi alla sua dichiarata avversione nei confronti dei comunisti, non si è comunque mai giunti a conclusioni certe sull’identità dei mandanti della strage. Una macchinazione complessa che probabilmente coinvolse poteri mafiosi, ambienti politici siciliani e non, latifondisti, forze reazionarie e, secondo alcune ipotesi, i servizi segreti americani, tutti interessati a mantenere i vecchi equilibri e ad intimidire quelle masse contadine che, anche attraverso lo strumento del voto, speravano di cambiare le cose e di migliorare le loro condizioni di vita.

In conclusione, possiamo senz’altro dire che la ricorrenza della Festa del 1° maggio non può ritenersi un vuoto rituale. Cambiano le condizioni di lavoro, cambia l’organizzazione aziendale, ma perdura sempre la necessità di vigilare sulla situazione lavorativa.

 

Federico Bizzini

 

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