Alla mamma di Enea che vive in una società crudele

Ciao Cara..., non so come ti chiami ma ti sono accanto e ti abbraccio.

Ti ammiro per la forza che hai mostrato sfidando il perbenismo e quella noiosa retorica dura a morire che ripete che le donne sono belle se stringono al cuore i figli che sfornano perché così sono l'immagine della Madonna. Per una società affetta da pregiudizi tu sei una mamma snaturata perché non metterai sui social la foto con tuo figlio in braccio con un sorriso falso stampato in faccia, tanto che ne sanno lepersone perbenedi quello che hai nel cuore!

Tu hai fatto la scelta più difficile per una donna: portare a termine una gravidanza subita. Ma, dimmi, ti hanno informato i consultori che tu avresti potuto interrompere la gravidanza? Perché in Italia il diritto all'aborto è previsto ma non è garantito.

Chissà chi ti ha messo incinta... un uomo che ha abusato del tuo corpo... un uomo che ha abusato dei tuoi sentimenti... un uomo che ha abusato della tua fragilità... o tu non sai nulla di contraccezione e di pillola del giorno dopo?

Tu hai visto crescere il tuo ventre da sola, portandolo in giro a testa alta in una società che punta gli occhi addosso e che continua a giudicare le donne con quei termini sessisti che non hanno il maschile perché sono nati per umiliare proprio le donne...

Hai partorito. Mentre il tuo corpo era dilaniato dal dolore dentro di te c'era una sofferenza ben più grande perché sapevi che quel figlio l'avresti dovuto affidare alla buona sorte come una volta le mamme come te facevano ricorrendo alla ruota dei conventi... E lo hai lasciato in ospedale con il cuore a pezzi.

Grande rispetto per la tua dolorosa scelta, dovuta alla tua condizione economica e socio-culturale.

Nessun rispetto per uno stato e una società che non garantiscono lavoro e diritti, che non sostengono adeguatamente le madri in difficoltà, che non sanno andare oltre la beneficenza praticata da qualche associazione che per i primi mesi del bambino offre corredini, cullette usate e un po’ di latte in polvere. Ma può bastare solo questo per crescere un figlio? L'assistenzialismo umilia. Il lavoro dà dignità.

Nessuna donna dovrebbe essere messa nelle condizioni di rinunciare a un figlio perché non ha di che vivere e di che farlo vivere.

Ma nel 2023 ancora succede. Non siamo un Paese civile.

 

(Marisa Falcone, Direttore Editoriale de ilpapaverorossoweb)