Metodi alternativi alla sperimentazione animale: in provincia di Ragusa si può

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Sabrina Portale
29/12/2016 - 19:15

Con 691.666 animali utilizzati nel 2014 l'Italia scende di circa 30 mila unità rispetto agli anni precedenti, riguardo agli animali utilizzati per la ricerca scientifica. Questi i dati statistici sull'impiego di animali a fini scientifici della Gazzetta Ufficiale dello scorso agosto 2016 e riportati sul portale web del Ministero della Salute. Raccolti per la prima volta secondo le modalità previste dalla Direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali a fini scientifici, recepita in Italia con il decreto legislativo n. 26/2014, i nuovi dati fanno registrare per la prima volta un numero totale al di sotto delle 700 mila unità, utilizzati in trial clinici per lo sviluppo di nuovi farmaci e terapie, ma anche per svariati prodotti cosmetici e alimentari, confermando la funzionalità delle nuove regole contenute nella prescrizione. La Direttiva 2010/63/UE sulla protezione  degli  animali  a  fini scientifici, sancisce  l'obbligatorietà  per  gli   Stati   membri   di trasmettere alla Commissione, con cadenza  annuale, le  informazioni  statistiche relative  all'uso  degli  animali  nei prodotti, comprese le informazioni sull'effettiva gravità delle procedure e sull'origine e le specie di primati non umani utilizzati. Nonostante la diminuzione, il numero degli animali che ogni anno vengono stabulati, utilizzati negli esperimenti, sottoposti a procedure dolorose, purtroppo, è ancora alto: basti pensare che tutti i trattamenti in grado di curare o lenire le principali malattie dell’uomo, come tumori o malattie cardiovascolari, neurologiche e perfino genetiche, continuano a derivare dalla ricerca sugli animali. La vivisezione non è un orrore del passato ma un incubo che appartiene ai nostri giorni e riguarda tutti. Essa è eticamente inaccettabile perché gli animali sono esseri senzienti, capaci come noi di provare emozioni, dolore e sofferenza, e improponibile scientificamente perché spesso si incorre nell’errore.

Inoltre un’ulteriore sentenza, emanata dalla Corte di Giustizia dell’UE, ha stabilito che può essere vietata l’immissione sul mercato europeo di prodotti cosmetici realizzati con ingredienti testati sugli animali. La sentenza propone un regolamento per cui il prodotto cosmetico deve essere sicuro per la salute umana, vegliando al contempo il benessere degli esseri animali, comportando il divieto delle sperimentazioni oltre che della commercializzazione in Europa.

Sono sempre più numerosi gli studi che provano quanto ormai i test sugli animali siano inutili e obsoleti. C’è infatti chi sostiene che gli animali siano organismi troppo diversi dall’essere umano, dunque non necessariamente quanto osservato su di loro può valere per la nostra specie. Ad esempio, non sempre se una sostanza non è tossica per l’animale non può esserla anche per l’uomo e viceversa, e dunque spesso si riscontra la non trasferibilità dei risultati all’uomo. Tuttavia, animali e uomini hanno in comune geni, meccanismi e funzioni biologiche che hanno permesso ai secondi di capire cosa accade alla nostra specie, consentendo di fare deduzioni e predizioni. Rimane chiaro il fatto che esseri umani e animali hanno gli stessi diritti alla vita e al benessere. Ma ci chiediamo è davvero possibile evitare completamente cibi, farmaci, vestiti ed altri prodotti che non abbiano comportato, più o meno direttamente, il sacrificio di animali? Al momento possiamo dire che non si utilizzano più animali in: crash test di automobili, test di gravidanza, test per verificare la contaminazione batterica dei farmaci, casi di verifiche igenico-sanitarie su alimenti, esercitazioni con animali vivi a scopo didattico, test sulla tossicità di sostanze chimiche, come l’assorbimento cutaneo, ma anche mutagenesi, genotossicità, fototossicità, embriotossicità. Molti anni fa si pensava che gli animali non sarebbero mai stati sostituiti, eppure gli esempi sopra riportati dimostrano il contrario. Bisogna però dire che l’utilizzo degli animali è ancora limitato solo ai casi in cui non ci siano alternative valide, e che in questi casi, le procedure scelte mirino a comportare minor stress e sofferenza agli animali esaminati, ritenendo essenziale condizione per ottenere risultati più validi,considerando la sperimentazione necessaria per dare agli uomini concrete speranze di guarigione. Tuttavia stanno sorgendo sempre più numerose associazioni che stanno sperimentando la ricerca oncologica senza animali (per esempio l’Airmo, Associazione di Ricercatori  contro la vivisezione per la Ricerca sui tumori senza Sperimentazione Animale).

Sarebbe auspicabile la sostituzione completa degli animali nella ricerca,attraverso metodi alternativi. Non a caso si parla del principio delle 3R, ovvero del Replacement, Reduction and Refinement (sostituzione, riduzione e perfezionamento) in merito all’impiego degli animali, incluso nelle norme che regolano l’uso da parte della comunità scientifica, con l’obiettivo principale di trovare questi metodi alternativi.  In tutta Italia si stanno sempre più intensificando queste ricerche: ad esempio lo scorso 24 febbraio, il Consiglio regionale lombardo, ha approvato un finanziamento di 100 mila euro per la protezione degli animali utilizzati nei laboratori di ricerca e la promozione di metodi di sperimentazione nuovi, in linea con l’attuazione del decreto legislativo 26/2014. Impegnati in ciò sono i ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico di Brescia, designato come centro di riferimento nazionale per i metodi alternativi, o i ricercatori di un progetto dell’Università di Pisa in collaborazione con la Regione Toscana che propone la divulgazione di nuove metodologie sostitutive all’uso animale,o ancora l’attività svolta dal Centro di Simulazione Medica dell’Università Tor Vergata di Roma, impegnata ad utilizzare manichini elettronici et similia per la ricerca patologica ed oncologica evitando test sugli animali e analizzando individui umani che volontariamente si sottopongono all’esame.

Anche nella nostra isola, da sempre fucina di scienziati, quasi paradossalmente, in una delle zone maggiormente interessate dallo sfruttamento degli animali soprattutto in prodotti alimentari (formaggi e carne) come è Ragusa e la sua provincia, precisamente a Scicli, lo scorso 27 ottobre è stato creato l’Istituto di Ricerca Scientifica Etica/Salipetra Ethical Science Park, IRSE-SESP, su progetto dell’associazione di promozione sociale CeBioFF, caratterizzata dall’interdisciplinarietà e  impegnata da anni a promuovere nuove tecniche di ricerca scientifica, senza l’uso animale, nel rispetto dell’ambiente. Il progetto mira  inoltre ad offrire agli scienziati la possibilità di lavorare e vivere nella propria terra d’origine senza emigrare per inseguire migliori opportunità occupazionali. Fanno parte del gruppo di ricercatori Elvira Adamo, responsabile Comunicazione Fund Raising, Marika Iabichella, Psicologa del Lavoro e delle Organizzazioni, e l’ideatore, Daniele Tedeschi, Biologo, Fisiologo e Nutrizionista, impegnato già da tempo con associazioni volte alla salvaguardia degli ambienti, degli animali e degli esseri viventi. Al team si uniscono anche professionisti ed esperti di altri ambiti, accomunati dall’interesse per la multidisciplinarietà(ricordiamo la collaborazione con il SaveArt nella ricerca di parassiti che colpiscono le opere d’arte in legno o altri materiali biologici soggetti ad alterazioni; la collaborazione con Luna Verde del Centro Studi per la Nutrizione e Salute, con l’istituzione di un presidio nutrizionale ma anche attività di salvaguardia, tutela, recupero e liberazione della fauna selvatica). L’Associazione CeBioff ha collaborato anche con OIPA, Corpo Forestale, Polizia provinciale e Guardia i Finanza, assieme a istituzioni pubbliche e private.

I fautori del progetto vogliono creare una zona protetta per gli animali e l’ambiente, con edifici ecocompatibili, un’area ecosostenibile: un vero e proprio parco scientifico per  formare altri studiosi ma soprattutto per coinvolgere la cosiddetta società civile, con attività interdisciplinari, costituendo un punto di incontro fra studiosi provenienti da altre località e Paesi e “laici” per promuovere queste iniziative salva salute, animali e ambiente, oltre che favorire processi di cooperazione e aggregazione sociale e adeguata informazione sul rispetto di animali ed ecosistemi già danneggiati (fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/10/ragusa-centro-ricerca-scientifica-senza-animali/)

I metodi che possono sostituire la sperimentazione animale sono:

Culture in vitro.

Simulazioni al computer del comportamento di nuove molecole che potrebbero diventare farmaci, pesticidi, conservanti, etc, oltre che valutare la cangerogenità di alcune sostanze.

Robot simulatori.

Uso di bireattori, microchip, sistemi cellulari complessi.

Modelli informatici e di ingegneria biomolecolare.

In Italia, anche qui fanalino di coda rispetto all’estero, queste modalità alternative sono ancora poco diffuse e non sono divulgate adeguatamente, anche perché le risorse sono poche, quasi inesistenti i finanziamenti statali; la ricerca va avanti grazie a fondi di privati che però sono limitati. È ormai indispensabile implementare queste metodologie alternative con più investimenti nella ricerca, maggiori strumenti, adeguata informazione che preveda l’istituzione di un registro ufficiale aggiornato dei metodi sostitutivi. Ci si deve spendere a favore di una ricerca più giusta e sana, che ci faccia capire che in gioco non c’è solo la salvezza di milioni di animali ma la salute di tutti.

 

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