Pasolini, una mostra per parlare di spazio e questione di genere

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Redazione
25/06/2022 - 00:39

Comizi d’amore. Dimensione di genere, agire affettivo e vissuto nei luoghi è il titolo della mostra curata da Carlo Colloca, docente di Sociologia Urbana presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania. Sono parte del team di progettazione Stefania Mazzone, docente di Storia delle Dottrine Politiche (DSPS) e Marco La Bella, docente di Scienza Politica (DSPS).
Dal film Comizi d’amore (1964) di Pier Paolo Pasolini emerge una figura femminile ridotta al binomio moglie e madre, specialmente in contesti come quello siciliano.
«Il grande paradosso di Comizi d'amore è rappresentato dal modo di considerare la sessualità, ma con essa anche la figura femminile estremamente legata al binomio donna e madre di famiglia, soprattutto in alcune realtà arretrate e povere del Paese. Ne esce un quadro dove la donna svilisce sé stessa e non sa orientarsi entro quelli che dovrebbero essere i suoi diritti, tristemente schiacciata dai doveri che socialmente le sono imposti», sottolinea il professor Colloca.
L'esposizione - rendendo omaggio al valore del fare inchiesta socio-territoriale - prende spunto dal “caso studio” Mazzarino per riflettere sulla questione di genere. L’importante legame che Pasolini aveva con la Sicilia emerge anche dalle fotografie che testimoniano la sua presenza nel territorio etneo e siracusano. L’incontro tra immagini, parole e vissuti delle donne prosegue con uno sguardo diacronico fra spazio pubblico e sfera privata, fra locale e globale.
La mostra è stata inaugurata il 24 giugno nei locali della Farm Cultural Park a Mazzarino ed è inserita nel progetto curato da Farm Cultural Park, “Radical She. Women Quadrennial of Art and Society”, a seguito della partecipazione al bando Creative Living Lab, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
L’intento del curatore è proporre una mostra – in particolare con il coinvolgimento delle aree della Terza Missione e dell’Inclusione, Pari Opportunità e Politiche di Genere del DSPS che patrocina l’evento culturale – che evidenzi, attraverso il racconto del rapporto fra Pasolini e la Sicilia, quanto la città, ma anche la sfera privata, non tengano in debita considerazione la relazione fra domanda di progettazione e tematiche di genere.
«A partire dal film-inchiesta di Pasolini si vuole analizzare la situazione della donna oggi nella relazione con gli scenari urbani e la sfera privata, con uno sguardo longitudinale nel tempo che ci permetta, anche attraverso una serie di immagini, esito di un concorso fotografico curato da Gerta Human Reports, che ha coinvolto diversi paesi del mondo, di avere una rappresentazione dell’interazione donna - spazio pubblico - sfera privata. È l’occasione per ricordare i 100 anni dalla nascita di Pasolini e il suo legame forte con la Sicilia, con la sua partecipazione all’istituzione del Premio Brancati a Zafferana Etnea nel 1968 e con i tanti sopralluoghi sull’Etna che diventerà lo scenario per alcuni suoi film: Il vangelo secondo Matteo (1964), Teorema (1968), Porcile (1969) e I racconti di Canterbury (1972). Pasolini tradusse anche le Orestiadi di Eschilo che, con la regia di Vittorio Gassman, andarono in scena al teatro greco di Siracusa nel 1960», ricorda il professor Colloca.
Nella progettazione dell’esposizione fotografica a dare un prezioso contributo sono stati studenti, dottorandi e ricercatori del DSPS dell’Università di Catania, orientati nella direzione di fare inchiesta sociale utilizzando il caso studio locale, in sinergia con le studentesse e gli studenti dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Carlo Maria Carafa”, dove Gerta Human Reports ha coordinato un laboratorio di fotogiornalismo umanistico e sociale.
La cofondatrice di Farm Cultural Park, Florinda Saieva, ha invece ribadito come la mostra rientri in progetto più ampio della Farm, dedicato alle donne, con l’obiettivo di generare spazi di inclusione, non solo fisici, dove le parole e i racconti trovino cittadinanza facendo dialogare la dimensione artistica con quella del riconoscimento dei diritti. All’allestimento della mostra hanno lavorato gli architetti Roberta Pastore, Domenico Pistone e Federica Barbarino, con la collaborazione degli studenti del corso di laurea di Architettura dell’Università Kore di Enna, coordinati dal professor Maurizio Oddo. Sono partner della mostra il progetto “Eterobasiche” e l’Archivio Storico Lampedusa. Hanno contribuito alla realizzazione della mostra: l’Istituto Nazionale del Dramma Antico, la Pinacoteca del Museo Civico Ala Ponzone del Comune di Cremona, Alvisi Kirimoto Studio di Architettura, gli archivi fotografici “Gaetano Bonaffini”, “Marisa Forcina” e “Salvatore Tomarchio”, la Comunità Valdese di Riesi e lo Studio Fotografico Emiliano Bonaffini.
(Fonte: Ufficio Stampa Università di Catania)

 

 

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