Economia circolare, un modello che ancora non decolla

Autore:
Redazione
10/04/2022 - 23:40

2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti ogni anno. Succede in quell’Unione Europea che da tempo sta provando a darsi delle nuove regole per favorire la transizione verso l’economia circolare.

Ma cos’è esattamente l’economia circolare? Rispondendo in breve, si tratta di un modello di produzione e consumo che nasce come correttivo allo sfruttamento delle risorse e, soprattutto, nasce per trasformare il rifiuto in risorsa e rendere la produzione sostenibile.

Un modello dunque che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali, prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono difatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore. Inutile sottolineare che i principi dell’economia circolare contrastano con il tradizionale modello economico lineare, fondato invece sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”.

Insomma, tanti sono i vantaggi che potrebbe portare l’economia circolare, ma il modello stenta ancora a decollare.

I dati globali, sotto questo profilo, parlano chiaro: tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità è sceso dal 9,1% all’8,6%. Negli ultimi cinque anni i consumi sono cresciuti di oltre l’8% (superando i 100 miliardi di tonnellate di materia prima utilizzata in un anno), a fronte di un incremento del riutilizzo di appena il 3% (da 8,4 a 8,65 miliardi di tonnellate): sprechiamo ancora una gran parte dei materiali estratti dagli ecosistemi.

Non abbiamo invertito la rotta. Anche l’Italia non ha centrato l’obiettivo del disaccoppiamento tra crescita economica e uso delle risorse. Ciò significa che PIL e consumo di materiali viaggiano in parallelo: la ripresa del 2021 mostra come i due valori si stiano riportando sugli stessi livelli precedenti alla pandemia. Eppure l’Italia è uno dei paesi che “tiene”: nel quadro delle prime cinque economie europee si posiziona al primo posto per gli indicatori più importanti di circolarità, assieme alla Francia.

È quanto emerge dal Rapporto Nazionale sull’Economia Circolare in Italia 2022, giunto alla sua quarta edizione. Lo studio è realizzato dal CEN (Circular Economy Network), la rete promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa, in collaborazione con ENEA.

«La crisi climatica e gli eventi drammatici degli ultimi due anni, con l’impennata dei prezzi di molte materie prime, dimostrano che il tempo dell’attesa è finito. È arrivato il momento di far decollare senza ulteriori incertezze le politiche europee a sostegno dell’economia circolare. Le nostre economie sono fragili perché per aspetti strategici dipendono da materie prime localizzate in larga parte in un ristretto gruppo di paesi. È un nodo che rischia non solo di soffocare la ripresa ma di destabilizzare l’intera economia con una spirale inflattiva. Ed è qui che l’economia circolare può fare la differenza trovando all’interno del Paese le risorse che è sempre più costoso importare. L’obiettivo che l’Italia si deve porre è raggiungere il disaccoppiamento tra crescita e consumo di risorse», ha detto il presidente CEN, Edo Ronchi.

«La simbiosi industriale è uno degli strumenti più potenti che possiamo utilizzare a supporto della transizione circolare dei nostri sistemi produttivi con grandi vantaggi ambientali, economici e sociali. Come avviene in altri paesi, sarebbe quanto mai opportuno che anche l’Italia si dotasse di un programma nazionale per la simbiosi industriale per massimizzarne le potenzialità e assicurare tracciabilità e contabilità delle risorse scambiate. Il potenziale vantaggio economico per lo scambio di risorse in Europa è stimato tra i 7 e i 13 miliardi di euro, a cui aggiungere oltre 70 miliardi per costi di discarica evitati», ha sottolineato Roberto Morabito, direttore del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali di ENEA.

 

CONSUMI ED ECONOMIA CIRCOLARE: I NUMERI

In media in Europa nel 2020 sono state consumate circa 13 tonnellate pro capite di materiali. Ma tra le cinque maggiori economie al centro dell’analisi del Rapporto (Italia, Francia, Germania, Polonia, Spagna) le differenze sono consistenti: si va dalle 7,4 tonnellate per abitante dell’Italia alle 17,5 della Polonia. La Germania è a quota 13,4 tonnellate, la Francia a 8,1, la Spagna a 10,3.

Nel 2020 per nessuno dei cinque paesi europei esaminati si è registrato un incremento nella produttività delle risorse. In Europa nel 2020, a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorse consumate sono stati generati 2,1 euro di PIL. L’Italia è arrivata a 3,5 euro di PIL (il 60% in più rispetto alla media UE).

Il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo misura il contributo dei materiali riciclati alla domanda complessiva di materia. Nel 2020, ultimo anno di dati disponibile, il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo nell’UE è stato pari al 12,8%. In Italia, sempre nello stesso anno, il valore ha raggiunto il 21,6%, secondo solamente a quello della Francia (22,2%) e di oltre 8 punti percentuali superiore a quello della Germania (13,4%). Spagna (11,2%) e Polonia (9,9%) occupano rispettivamente la quarta e la quinta posizione.

Notizie positive per l’Italia anche sul fronte rifiuti. In Italia la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti ha raggiunto quasi il 68%: è il dato più elevato dell’Unione Europea. Tra le cinque economie osservate, l’Italia è quella che al 2018 ha avviato a riciclo la quota maggiore di rifiuti speciali (quelli provenienti da industrie e aziende): circa il 75%. Per quanto riguarda i rifiuti urbani (il 10% dei rifiuti totali generati nell’Unione Europea) l’obiettivo di riciclaggio è del 55% al 2025, del 60% al 2030 e del 65% al 2035. Nel 2020 nell’UE 27 è stato riciclato il 47,8% dei rifiuti urbani; in Italia il 54,4%. Sempre nel 2020 i rifiuti urbani avviati in discarica in tutta l’UE sono stati il 22,8%. Dopo la Germania, le migliori prestazioni sono quelle di Francia (18%) e Italia (20,1%).

Ci sono invece settori in cui l’Italia è in netta difficoltà. Uno è il consumo di suolo: nel 2018 nella UE a 27 paesi risultava coperto da superficie artificiale il 4,2% del territorio. La Polonia era al 3,6%, la Spagna al 3,7%, la Francia al 5,6%, l’Italia al 7,1%, la Germania al 7,6 %. Anche per l’ecoinnovazione siamo agli ultimi posti: nel 2021 dal punto di vista degli investimenti in questo settore l’Italia appare al 13° posto nell’UE con un indice di 79. La Germania è a 154. Infine la riparazione dei beni: in Italia nel 2019 oltre 23.000 aziende lavoravano alla riparazione di beni elettronici e di altri beni personali (vestiario, calzature, orologi, gioielli, mobilia, ecc.). Siamo dietro alla Francia (oltre 33.700 imprese) e alla Spagna (poco più di 28.300). In questo settore abbiamo perso quasi 5.000 aziende (circa il 20%) rispetto al 2010.

Facendo le somme risulta che l’Italia e la Francia sono i paesi che fanno registrare le migliori performance di circolarità, totalizzando 19 punti ciascuno. In seconda posizione, staccata di tre punti, si attesta la Spagna con 16 punti. Decisamente più contenuto è l’indice di performance di circolarità della Polonia e della Germania che ottengono, rispettivamente 12 e 11 punti.

IL PNRR: I SOLDI CI SONO

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza indica due obiettivi di carattere generale per quanto attiene all’economia circolare: rendere performante la filiera del riciclo con interventi volti a consentire il recupero delle materie prime seconde; implementare il paradigma dell’economia circolare, riducendo l’uso di materie prime di cui il Paese è carente e sostituendole progressivamente con materie prime seconde.

Le risorse direttamente finalizzate all’economia circolare nella Missione 2 (Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica) Componente 1 (Economia Circolare e Agricoltura Sostenibile) sono pari a 2,1 miliardi di euro. E in altre parti del PNRR sono presenti ulteriori investimenti che potrebbero contribuire allo sviluppo dell’economia circolare.

IL QUADRO EUROPEO E NORMATIVO

Il 4° Rapporto del CEN ha monitorato l’andamento dell’economia circolare attraverso l’innovativa applicazione di indicatori basati sulla Carta di Bellagio, un sistema di monitoraggio europeo dell’economia circolare. Tale misurazione contribuisce agli obiettivi del Nuovo Piano d’Azione Europeo per l’Economia Circolare che richiede precise valutazioni degli avanzamenti della circular economy. Nel 2022, inoltre, entrerà in vigore la Strategia Nazionale sull’Economia Circolare e il Rapporto Nazionale sull’Economia Circolare in Italia 2022 si propone come uno strumento per contribuire al dibattito sul tema, ponendo particolare attenzione all’andamento del 2021 che, da un lato, si è caratterizzato per un rimbalzo dell’economia più positivo delle aspettative, ma, dall’altro, ha evidenziato una crescita consistente del consumo di risorse.

 

Per saperne di più

https://circulareconomynetwork.it/rapporto-2022/

 

In copertina: Foto di Vivianne Lemay on Unsplash 

 

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