Mirto: nel messinese il Museo del Costume e della Moda Siciliana
Una collezione che raccoglie abiti tradizionali, costumi ed accessori appartenenti alla nobiltà e all'alta e media borghesia, nonché alla cultura popolare siciliana. Una collezione che rappresenta il senso generale, il modo di vestire dei siciliani nell'arco di due secoli e mezzo, dal Settecento alla prima metà del Novecento.
Insomma, un vero e proprio tesoro che comprende oltre 1.500 manufatti tra abiti, cappelli, corpetti, pizzi e vari accessori tutti ordinati cronologicamente e che trovate a Mirto (ME) presso il Museo del Costume e della Moda Siciliana, istituzione che si trova nel palazzo nobiliare del 1700 appartenuto all'illustre famiglia locale Cupane, ora di proprietà comunale.
È questa l'attrattiva più importante del piccolo paese che, arrampicato sui Nebrodi, conta un migliaio di anime. Le collezioni, donate da privati, illustrano il modo di vestire dei siciliani nell'arco di circa tre secoli raccontando la storia del costume non solo come manufatto, ma soprattutto in chiave antropologica ed etnografica.
«La rassegna delle foggie vestimentarie susseguitesi in Sicilia in queste epoche, oltre a costituire una rappresentazione pratica e materiale della vita dell'uomo e dei suoi rapporti sociali, assume, all'attenzione dei visitatori, anche un valore artistico giacché l'abito o meglio il "costume" non è solo un fatto artigianale, ma è espressione d'arte. L'abito visto non soltanto come indumento, utile per proteggersi, ma come modo di vivere, di pensare e di lavorare, che, come tale, travalica, tra l'altro, la stessa espressione di moda, variabile per gusto, creatività ed estro personale», si legge nel portale online dell'Assessorato Regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo.
Inoltre, il Palazzo Cupane, oltre ad essere sede del Museo istituito nel lontano 1989, è anche luogo ideale per accattivanti mostre ed esposizioni. Tra queste segnaliamo quella permanente del fotografo siciliano Melo Minnella, con immagini della Sicilia e del mondo, realizzate in oltre cinquant'anni di attività artistica. Scatti in bianco e nero che raccontano un universo intenso e poetico tra estetica e reportage sociale; quello di Minnella è uno sguardo tenero sui bambini all'interno della natura e/o della sontuosa architettura siciliana.
Una rassegna voluta dal comune di Mirto, in collaborazione con l'Assessorato Regionale ai Beni Culturali e dell'Identità Siciliana, in cui vengono riproposte alcune delle foto più importanti di Minnella, che ormai da diversi anni ha deciso di eleggere Mirto come uno dei suoi luoghi di residenza.
La cittadina fa poi parte dei nove paesi della Valle del Fitalia che ospitano diverse sculture dei Gagini e della loro scuola, con oltre trenta opere: il Ciborio di Antonello Gagini del 1530, nella Chiesa Madre Maria S.S. Assunta, descritto in un apposito pannello in italiano ed inglese. Altra opera la Madonna col Bambino di Giuseppe Gagini del 1578, nipote del più famoso Antonello.
«Ma Mirto - spiega il sindaco Maurizio Zingales - è rinomata anche per le carni del suino nero dei Nebrodi che vengono magistralmente lavorate da aziende locali e per la riscoperta di una cultivar di oliva tipica "a Vaddarica" o come chiamata in passato in tutta la Sicilia "a scarsitta di Mirto", ideale come oliva da tavola. Fa parte delle cultivar della IGP Sicilia dell'olio extravergine di Sicilia, ma che ha rischiato di scomparire se non si fosse sviluppata un'azione di salvaguardia come quella attuata dal comune insieme con le aziende locali. Abbiamo inserito la cultivar tra i prodotti di denominazione comunale (De.Co.), strumento finalizzato a censire e valorizzare quei generi agro-alimentari legati alla storia, alle tradizioni e alla cultura del territorio comunale».
Da non dimenticare, infine, che da cinque anni a Mirto si organizza un festival dedicato alle olive e all'olio delle cultivar dei Nebrodi e della Sicilia e l'appuntamento sarà per il 2, 3 e 4 settembre prossimi.
(Fonte: ANSA)
Per saperne di più
www.museomirto.it
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