In una pianta giapponese la molecola di lunga vita

Autore:
Redazione
23/02/2019 - 09:34

Scoperta una nuova molecola anti-invecchiamento nelle foglie di una pianta molto comune in Giappone: in laboratorio ha dimostrato di allungare la vita di lievito, vermi, moscerini e cellule umane. La novità si deve al lavoro di un team di ricercatori guidati da Frank Madeo dell'Università di Graz (Austria).

Gli studiosi hanno analizzato le molecole antiossidanti presenti nelle foglie dell'Angelica keiskei, una pianta da fiore della famiglia delle carote usata dalla medicina tradizionale asiatica per gli effetti benefici sulla salute, e hanno identificato un flavonoide che riduce il declino cellulare associato all'età. È stato scoperto che la molecola attiva il meccanismo di riciclaggio cellulare scoperto dal biologo giapponese Yoshinori Ōsumi e che gli è valso il Nobel per la medicina del 2016.

Questo meccanismo, chiamato autofagia, rimuove e degrada i componenti cellulari danneggiati, come proteine e organelli, generando materia prima per costruire nuove molecole. Il cattivo funzionamento di questo meccanismo è all'origine sia di malattie molto diffuse, come infezioni, infiammazioni e tumori, sia di disturbi legati all'invecchiamento, a causa dell'accumulo di molecole tossiche nella cellula. Nei test di laboratorio la sostanza ha allungato la vita di lievito, vermi e moscerini della frutta di circa il 20% e ha ridotto il declino cellulare associato all'età nelle cellule umane in coltura.

La molecola è stata sperimentata anche nei topi con problemi al cuore, soggetti a riduzione del flusso sanguigno (ischemia miocardica prolungata), e il trattamento ha avuto l'effetto di proteggere i tessuti. Il risultato, secondo gli autori del lavoro pubblicato sulla rivista Nature Communications, conferma il ruolo dell'autofagia nella protezione delle cellule e rappresenta un passo nell'identificazione di terapie anti-invecchiamento. Tuttavia, saranno necessarie ulteriori ricerche per determinare se questa è una strategia promettente per prevenire il declino correlato all'età negli esseri umani.

(ANSA)

 

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