Covid-19, identificato composto naturale che intrappola il virus

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Redazione
25/03/2021 - 04:31

«Dobbiamo pensare a lungo termine. I vaccini, pur essendo molto efficaci, potrebbero non esserlo più in futuro, perché il virus muta, e quindi è necessario disporre di più armi per combatterlo».

Parole del professor Pier Paolo Pandolfi, parole che crediamo ben sottolineano un fatto che dovrebbe essere ben chiaro a tutti: i vaccini, per quanto performanti, non rappresentano la soluzione definitiva nella lotta al virus che, da ormai troppo tempo, sconvolge le nostre vite. È necessario, infatti, darsi da fare per arrivare ad avere dei farmaci che possano curare i malati di Covid-19 e mantenere la loro efficacia anche contro tutte le possibili nuove varianti del SARS-CoV-2.

Ed è in questa direzione che ha lavorato un team internazionale di scienziati che, in uno studio coordinato da Pandolfi (Università degli Studi di TorinoUniversità del Nevada, USA) e dal professore Giuseppe Novelli (Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” – Università del Nevada, USA) che ha visto collaborare tra loro l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (Roma), l’Istituto Spallanzani (Roma), l'Università San Raffaele (Roma) e diverse Istituzioni USA (Harvard, Yale, Rockfeller, NIH, Mount Sinai, Boston University), canadesi (University of Toronto) e francesi (INSERM Parigi, Hôpital Avicenne), ha scoperto un composto naturale in grado diintrappolareil virus.

Scendendo nei particolari, il gruppo di esperti ha prima identificato una classe di enzimi (E3-ubiquitina ligasi) necessari al virus SARS-CoV-2 per uscire dalle cellule infettate e diffondersi a tutti i tessuti dell'organismo. Queste stesse proteine svolgono un'azione simile anche per altri virus come l'Ebola. I ricercatori hanno dimostrato che i livelli di questi enzimi sono elevati nei polmoni dei pazienti e in altri tessuti infettati con il virus.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Cell Death & Disease - Nature, ha anche identificato alterazioni genetiche rare nei geni codificanti per queste proteine in un sottogruppo di pazienti (circa 1.300) con forma grave della malattia selezionati dalle coorti dei Consorzi Internazionali: Covid Human Genetic Effort, French Covid Cohort Study Group, CoV-Contact Cohort, e Healthy Nevada Project. Queste alterazioni aumentano l'attività degli enzimi e favoriscono l'uscita del virus infettante.

Le mutazioni genetiche che favoriscono lo sviluppo dell'infezione Covid-19 sono state individuate al Bambino Gesù: qui i ricercatori del Laboratorio di Genetica Medica, guidati dal professor Antonio Novelli, con l'ausilio di piattaforme NGS (Next Generation Sequencing) hanno sequenziato il genoma dei 130 pazienti italiani (adulti e pediatrici) arruolati nello studio, rintracciando le varianti dei geni (HECT, WWP1 e NEDD4) implicate nel processo di moltiplicazione del virus.

Il team ha poi dimostrato che l'attività degli enzimi E3-ubiquitina ligasi può essere inibita da un composto naturale e ben tollerato dall'organismo umano, noto come Indolo-3 Carbinolo (I3C), e quindi potenzialmente utilizzabile come antivirale in forma singola o in combinazione con altre terapie. Il composto I3C si è dimostrato capace di bloccare, in vitro, l'uscita e la moltiplicazione del virus dalle cellule infettate.

I3C potrebbe essere rapidamente approvato in quanto già utilizzato per altri trattamenti, una volta dimostrata l'efficacia sui pazienti Covid-19.

Lo studio, cofinanziato dalla Fondazione Roma, contribuisce alla comprensione dei meccanismi molecolari che governano il ciclo vitale di SARS-CoV-2 aprendo la strada alla identificazione delle relazioni ospite-patogeno necessari per l'identificazione e lo sviluppo di nuovi farmaci in grado di interferire con la replicazione virale, bloccandone la trasmissione.

«Un vaccino è solo una misura profilattica. Dobbiamo testare il farmaco in studi clinici con pazienti Covid-19 per valutare rigorosamente se può prevenire la manifestazione di sintomi gravi e potenzialmente fatali. Avere opzioni per il trattamento, in particolare per i pazienti che non possono essere vaccinati, è di fondamentale importanza per salvare sempre più vite umane e contribuire ad una migliore condizione e gestione della salute pubblica», afferma il professor Giuseppe Novelli.

«La scoperta su I3C è importante, e ora dobbiamo avviare studi clinici per dimostrare la sua potenziale efficacia. Sarà importante valutare se I3C possa anche ridurre le gravissime complicazioni cliniche che molti pazienti sperimentano dopo aver superato la fase acuta dell'infezione. Questo rappresenterà un grave problema negli anni a venire, che dovremo gestire. Dobbiamo anche andare avanti nella ricerca farmacologica, per identificare ulteriori composti e terapie efficaci adesso per Covid-19, e per altri virus che saremo chiamati ad affrontare in futuro», conclude il professor Pier Paolo Pandolfi.

 

Foto di copertina: Pixabay

 

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