
Passeggiare nei boschi per combattere ansia e depressione

Passeggiare nei boschi, un’esperienza che, prima o poi, tutti abbiamo fatto e che porta più di un beneficio alla nostra salute. Dopo una passeggiata a contatto con la natura, infatti, le spalle si abbassano, il cuore smette di battere forte, i pensieri scorrono un po’ più calmi. In sostanza, nel corso di quella che di fatto possiamo chiamare “terapia forestale”, diventa semplicemente più facile rilassarsi e vedere il mondo che ci circonda sotto una luce diversa, più positiva.
A dirlo è una nuova ricerca dell'Università Norvegese di Scienza e Tecnologia (NTNU - Norwegian University of Science and Technology) che, appena pubblicata sul Journal of Clinical Medicine, è stata condotta dal professor Simone Grassini e dal suo team.
La ricerca, che ha raccolto tutti gli studi su questo argomento realizzati negli ultimi dieci anni, mostra che, nell'era degli smartphone e dei social media, il numero di adolescenti e giovani adulti in Norvegia con depressione ed ansia è purtroppo raddoppiato. Il 44% delle ragazze adolescenti in Norvegia al momento lotta con lo stress e i pensieri pesanti. La depressione è un fenomeno comune, lo stesso può dirsi per l'ansia. In Norvegia, circa una persona su dieci sperimenterà ansia o depressione nel corso di un anno. Questi due disturbi spesso si verificano insieme. In tutto il mondo, 264 milioni di persone hanno sofferto di depressione nel 2020.
Il professore Simone Grassini ha, pertanto, voluto verificare come una azione semplice come passeggiare nel bosco possa aiutare nella lotta ad ansia e depressione. Inizialmente, il professor Grassini ha selezionato gli studi in cui i ricercatori includevano un gruppo che faceva passeggiate nei boschi e un gruppo di controllo che non ne faceva. Tutti i soggetti di entrambi i gruppi avevano avuto problemi di ansia e depressione. Alla fine sono stati selezionati sei studi e tutti dicono la stessa cosa: una passeggiata nei boschi è efficace contro l'ansia e la depressione.
«Queste passeggiate sono un metodo efficace e semplice per contrastare qualcosa con cui molte persone lottano», afferma Grassini, neuroscienziato e professore associato di Psicologia all'Università di Stavanger (Norvegia) che, quando lo studio è stato condotto, era ricercatore presso la NTNU.
Questo lavoro scientifico porta a farsi diverse domande: è l'esercizio stesso che scioglie i nostri nodi mentali? O è la natura, con la quiete e il fruscio dei pini? Funzionerebbe altrettanto bene sedersi semplicemente su un ceppo? O è la combinazione di esercizio e natura che fa il trucco? È sufficiente una piccola gita o sono necessarie escursioni nella foresta su base regolare?
Ad oggi, non è facile dare risposte, almeno non da un punto di vista scientifico. «Nessuno ha fatto un'analisi sistematica dell'attività, perché, si sa, ogni ricerca costa», sottolinea Grassini. È vero però che abbiamo già alcune tessere del puzzle!
Studi di laboratorio dimostrano che anche brevi esposizioni ad immagini e video dedicati alla natura portano ad un cambiamento dell'attività cerebrale correlata al rilassamento e al benessere. Altre ricerche dimostrano che l'esercizio stesso ha un effetto positivo sull'esperienza del benessere. «Studi condotti all'aperto hanno dimostrato che anche una breve esposizione ad un ambiente forestale porta ad una minore attività nel centro della paura del cervello», ricorda Grassini. In ogni caso, non esiste ancora un metodo scientificamente fondato su come la terapia forestale debba essere attuata concretamente.
Infine, va detto che, sebbene il potere curativo della natura non sia stato analizzato con metodi scientifici, è qualcosa su cui molti filosofi hanno riflettuto molto. Solveig Bøe, professoressa di Filosofia alla NTNU, ricordato che i risultati di questi studi non dovrebbero sorprenderci, sottolinea il fatto fondamentale che anche gli esseri umani fanno parte della natura. «Se torniamo abbastanza indietro nella nostra storia evolutiva biologica, siamo imparentati con tutto ciò che vive e ha vissuto. Un filosofo su cui ho lavorato per un po’, Maurice Merleau-Ponty, sostiene che ovunque ci sia vita in natura, c'è significato. Questo significato risuona con noi», afferma la studiosa.
Questo spiega perché immergersi nella natura sembra significativo. Può aiutare a renderci conto che c'è qualcosa di più importante di quello che andiamo in giro a meditare nel nostro cuore. «Fuori negli spazi verdi, circondati dal canto degli uccelli, dal suono dell'acqua che scorre, dall'odore della vegetazione, capiamo di essere parte di qualcosa di più grande. Può farci bene ed aiutarci a dimenticare noi stessi per un po’», conclude Solveig Bøe.
(Fonte: AGI/NTNU)
Foto di copertina: Pixabay
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