Schiavitù, una grande tragedia che ha avuto un impatto sul DNA

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Redazione
12/09/2020 - 03:25

Più di 12,5 milioni furono gli africani costretti in schiavitù tra il 1515 e la metà del XIX secolo. Una grande tragedia, caratterizzata da mille atrocità, il cui impatto genetico è reso evidente dal DNA moderno, che svela alcuni segreti sulle pratiche barbare legate alla compravendita di esseri umani.

A dirlo uno studio, pubblicato sull'American Journal of Human Genetics, condotto dagli esperti della società di genetica 23andMe, che hanno coinvolto più di 50.000 persone per rintracciare le prove genetiche di un periodo caratterizzato da soprusi, violenza, stupri, maltrattamenti, malattie e razzismo diffuso.

Steven Micheletti, genetista presso 23andMe, ci ricorda un dato impressionante: circa due milioni di uomini, donne e bambini ridotti in schiavitù persero la vita durante il viaggio verso le Americhe.

Lo studioso sottolinea che l’obiettivo della ricerca era quello di «confrontare le informazioni genetiche con i manifesti delle navi mercantili degli schiavisti e verificare i punti di contatto».

Secondo i risultati ottenuti, la maggior parte degli americani di origine africana ha radici in territori ora situati in Angola e nella Repubblica Democratica del Congo.

Un dato sorprendente, commenta Micheletti, considerando la sovra-rappresentazione degli antenati nigeriani negli Stati Uniti e in America Latina rispetto al numero registrato di schiavi di quella regione. Un dato che potrebbe essere dovuto al commercio intercoloniale avvenuto tra il 1619 e il 1807. Gli autori dello studio ipotizzano che i nigeriani ridotti in schiavitù fossero stati trasportati dai Caraibi in altre aree per evitare cali al commercio degli schiavi in un momento in cui iniziavano ad emergere divieti a riguardo.

«Abbiamo scoperto anche pochissimi segni di individui provenienti da Senegal e Gambia e ciò probabilmente a causa dei numerosi decessi per malaria che si sono verificati nelle piantagioni di riso in cui questi individui venivano costretti a lavorare e per il gran numero di bambini che non riuscirono a superare la traversata», aggiunge Micheletti.

I ricercatori spiegano anche un altro aspetto raccapricciante del loro lavoro, che riguarda le condizioni in cui venivano schiavizzate le donne e che impatta oggi sul patrimonio genetico moderno. «Le donne africane venivano violentate e sfruttate sessualmente per generare figli, un modo per mantenere il controllo sulla forza lavoro in vista della sospensione del commercio», sostiene l’esperto.

Negli Stati Uniti, secondo gli autori, alle giovani donne è stata spesso promessa la libertà in cambio di favori sessuali. Il movimento Black Lives Matter ha contribuito a far luce su un retaggio del colonialismo e della schiavitù di popolazioni afroamericane, mentre i manifestanti chiedono la fine della glorificazione dei simboli della schiavitù.

(Fonte: AGI - Foto di copertina: Pixabay)

 

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