Perché votare sì al Referendum? Rispondono gli esperti

Autore:
Andrea Cuscona
14/04/2016 - 13:56

Domenica 17 aprile tutti gli italiani sono chiamati al voto, per esprimere una posizione popolare in merito al referendum abrogativo sulla normativa che – come ormai sappiamo - consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine (20 km) dalle coste italiane senza limiti di tempo. Il tam-tam mediatico, la risposta dei social network, la nascita spontanea di numerosi comitati “no-triv”, incontri e stand informativi in tante piazze italiane hanno permesso a molti cittadini di prendere una posizione netta in favore del sì.

Con questa preferenza, ribadiamolo, si determina la volontà di cancellare la legge vigente ed ogni piattaforma entro le 12 miglia verrebbe smantellata una volta scaduta la concessione, senza attendere che si esauriscano gas o petrolio da estrarre.

Abbiamo già parlato ampiamente del quesito referendario e di tutti gli aspetti tecnici ( http://www.ilpapaverorossoweb.it/article/referendum-sulle-trivelle-del-17-aprile-cosa-voteremo ) e sviscerato tutte le ragioni del sì ( http://www.ilpapaverorossoweb.it/article/tutti-i-motivi-votare-s%C3%AC-al-referendum-trivelle ). Adesso vogliamo sottoporvi il parere scientifico di alcuni docenti universitari ed esperti per far in modo che sia la viva voce della scienza a motivare la scelta di votare sì al referendum, una scelta di coscienza basata sull'amore e il rispetto dell'ambiente e della vita stessa.

L'Ordine Nazionale dei Biologi si è schierato a favore del sì, e lo ha fatto tramite un comunicato sul proprio sito ufficiale, che riportiamo qui: “Il presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi si esprime a favore del sì sul cosiddetto referendum bloccatrivelle del prossimo 17 aprile, che ha l’obiettivo di impedire che le concessioni per le estrazioni di idrocarburi entro le 12 miglia marine durino senza limiti di tempo. 'Non si tratta di una presa di posizione politica – spiega Ermanno Calcatelli, presidente dell’ONB –, perché un ordine professionale rappresenta tante anime con sensibilità proprie. Ma da biologo e scienziato della vita in senso lato, segnalo che se i combustibili fossili dovessero venire a contatto con l’ambiente marino, si genererebbe un danno al suo ecosistema'. Al riguardo, il presidente sostiene che sia necessario preservare gli habitat marini con un’economia attenta alla biodiversità e alla tutela dell’ambiente”.

Abbiamo intervistato il professore Ermanno Calcatelli, che ha spiegato tutte le ragioni per le quali l'Ordine ha manifestato ufficialmente la propria posizione:

“Innanzitutto essendo biologi e cultori della vita in tutte le sue forme, siamo contrari a ciò che crea danni ad essa. Le trivelle causano notevoli problemi anche nella prima fase, quella di installazione nell'habitat marino. La presenza e lo sversamento di sostanze inquinanti hanno come primo effetto quello di creare nuovi sistemi e dinamiche nell'ambiente marino che successivamente viene danneggiato in modo irreparabile. Purtroppo molti hanno la memoria corta: vedi il disastro della British Petroleum nel Golfo del Messico. Un danno all'ecosistema di immane proporzione. E altri casi simili si sono verificati in altre parti del Mondo.

Bisogna capire che le piattaforme sono tutte strutture ad alto potenziale di rischio ambientale, ovunque. Da anni l'ambiente, per come l'uomo lo ha colonizzato, è assolutamente degradato e non si parla certo di piccoli scompensi. Le forme vegetative non si ri-equilibrano, l'ambiente compromesso non si recupera e il danno non si ripara.

Molti personaggi, purtroppo, mistificano il settore. Noi biologi non possiamo che mettere in luce il grave pericolo cui andiamo incontro perseguendo una politica energetica che si basa su sostanze inquinanti. Bisogna assolutamente prendere in considerazione tutte le forme alternative di approvvigionamento: il petrolio finirà, ed è ormai dimostrato che possiamo essere autonomi dal petrolio e dal gas. Siamo leader nei settori delle energie alternative, pulite, nel green: sfruttiamo questa risorsa.

Tornando al contesto dell'inquinamento marino, bisogna ricordare che ogni giorno si verificano sversamenti di piccola entità ma essendo reiterati nel tempo gli effetti sono micidiali. Ma tutto questo non viene detto, non si sa. Pensiamo anche alle petroliere in mare: chi opera su queste navi spesso si 'dimentica' che è vietato per legge pulire le cisterne in mare, eppure lo fa senza che si venga a sapere. Le operazioni di carico e scarico avvengono spesso senza controllo degli eventuali scarichi in acqua.

Come sappiamo, il petrolio è una sostanza oleosa, galleggiante, tutto ciò che entra in contatto con esso si contamina e per rimuoverlo occorre usare sostanze solventi: ma queste ultime non sono che altri inquinanti, derivati proprio dal petrolio. La fauna colpita da sversamenti subisce danni enormi. Idem i fondali. Se l'ambiente si contamina, anche in piccola entità, oltre alla morte degli esemplari, tante specie marine si allontanano dal sito, poichè i loro recettori sensoriali sono molto sensibili. Alcune abbandonano definitivamente il sito, altre - quelle che restano – subiscono anche mutazioni e la catena alimentare si contamina. Pensiamo alla pesca: voi ci cibereste di molluschi, pesce e frutti di mare pescati in aree contaminate? Chi può controllare la provenienza del pescato? In teoria occorrerebbe procedere sempre alla stabulazione di questi prodotti ittici ma non possiamo sempre esserne certi. Ed ecco che il danneggiamento di un habitat marino contamina la catena alimentare.

E' ormai dimostrato che l'inquinamento dell'ambiente è proporzionale all'incidenza tumorale sull'uomo. Purtroppo esistono veri e propri 'ricatti' per denaro, lavoro, ecc. che barattano la nostra salute per il Dio denaro. Ma tutto ciò, oltre al dramma umano, in che termini si riversa sul nostro SSN? Chi paga? Noi tutti. L'indagine sull'incidenza dei tumori nelle popolazioni a contatto con gli inquinanti di cui abbiamo parlato è shockante: tumori, danni alla tiroide, al cervello, endometriosi, infertilità, leucemia infantile. Famiglie distrutte vite spezzate. E il supporto psicologico alle persone affette da patologie? E alle famiglie? Il nostro Ssn non riesce a far fronte a tutto ciò, purtroppo.

Per concludere, posso affermare che dai miei colleghi ho raccolto solo consensi ma è ovvio che per noi la tutela della vita e dell'ambiente siano assolutamente sacri”.

Ad avvalorare le posizioni del sì vi sono tanti esperti e in queste due brevi video-interviste potete ascoltare il parere dei professori Giorgio Sabella ( https://www.youtube.com/watch?v=2M1TrlYdDH0 ) e Pietro Minissale ( https://www.youtube.com/watch?v=yLyF-DU6NNI ), docenti di Valutazione di incidenza e direttiva habitat presso l'Università degli Studi di Catania che ci parlano di valutazione d'impatto ambientale, rischi e prevenzione.

Ancora una volta A.D.A.S. Onlus invita a votare si al referendum NO TRIV per salvaguardare il nostro meraviglioso mare, l'ambiente, la salute e la vita stessa: sono patrimoni unici e inviolabili e la tutela di essi è un missione, per tutti.

Buon voto!

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