Difendere l’agricoltura biologica significa difendere l’Ambiente e la Salute

Autore:
Redazione
12/06/2021 - 05:12

Ultimamente si parla molto di agricoltura biologica, ma, soprattutto su alcuni media, se ne parla purtroppo a sproposito, alimentando una serie di false notizie che inevitabilmente la mettono in cattiva luce.

E così, in un momento storico in cui al settore serve assolutamente una legge che lo valorizzi ancora di più e ne orienti le scelte, vengono montate ad arte sterili polemiche che, suffragate anche dalle “autorevoli opinioni” di quella scienza che ama eccessivamente lo stare sotto i riflettori di uno studio televisivo, rischiano di far perdere all’Italia una leadership a livello mondiale guadagnata con anni di lavoro, ma anche tutta una serie di finanziamenti che sono vitali per la crescita futura.

Non va, infine, trascurato il fatto che pure certa politica sembra remare contro, non tenendo in molta considerazione sia quelli che sono i diktat dell’Unione Europea sia le esigenze di un mercato che richiede prodotti sani e buoni allo stesso tempo. Insomma, sentiamo sempre più spesso parlare di Green Deal oppure di Transizione Ecologica, ma concretamente cosa si sta facendo per rimediare ai tanti danni causati all’Ambiente e alla Salute da decenni di industrializzazione selvaggia dell’agricoltura?

Vi proponiamo perciò una sorta di lettera-appello che, indirizzata alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, agli Onorevoli Capogruppo della Camera dei Deputati e agli Onorevoli Deputati della Repubblica, mira a fare chiarezza su alcune importanti questioni legate al biologico su cui, più o meno volutamente, si è fatta parecchia confusione.

Il documento è firmato dal presidente del Gruppo di Ricerca in Agricoltura Biologica (GRAB-IT), professor Raffaele Zanoli (Università Politecnica delle Marche); dal presidente della Rete Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica (RIRAB), dottor Stefano Canali (CREA); dal presidente della Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica (FIRAB), dottor Vincenzo Vizioli; dal presidente dell’Associazione Italiana di Zootecnia Biologica e Biodinamica, la professoressa Valentina Ferrante.

«In questi ultimi mesi, l'agricoltura biologica, nella sua interezza, sta subendo un attacco senza precedenti da parte di singoli ricercatori, forti della loro visibilità mediatica, e di alcune società scientifiche che, con la scusa di difendere la purezza della scienza, stanno in realtà attaccando - con finalità tutt'altro che scientifiche - l’intero settore dell'agricoltura e agroalimentare biologico.

La Scienza non c’entra nulla in questa crociata, che peraltro assomiglia a una vera e propria caccia alle streghe, visto che l’accusa - peraltro infondata - che viene rivolta ad alcuni operatori agricoli è proprio quella di stregoneria.

Piuttosto, sono evidenti gli interessi delle lobby che vogliono difendere un modello agricolo semplificato basato sull'utilizzo massiccio di fertilizzanti e agrofarmaci di sintesi, OGM (vecchi e nuovi) e altre tecniche di agricoltura industriale.

Un modello agricolo che è diametralmente opposto a quello dell’agricoltura biologica e biodinamica, cioè pratiche agricole da sempre vocate a un maggiore rispetto del suolo (inteso come organismo vivente) e ai principi di precauzione, ecologia, giustizia sociale e salute.

Un’agricoltura sostenibile dal punto vista ambientale ma anche economico, forte del successo che sta riscuotendo tra fasce sempre più ampie di consumatori in Italia e all’estero.

Un segmento di mercato in costante crescita e a pieno titolo inserita nel Green Deal europeo come motore dello sviluppo sostenibile del settore primario.

In questo contesto, l’attacco della Senatrice Cattaneo al disegno di legge sull’agricoltura biologica e biodinamica utilizza come cavallo di Troia l’argomento che con questo DDL si finanzierebbe e riconoscerebbe la legittimità dell'agricoltura biodinamica, basata su pratiche - a dire della senatrice - pseudoscientifiche. Ma è proprio così?

L’agricoltura biodinamica, in quanto pratica agronomica che si riconduce al metodo biologico, è già riconosciuta dal 1991, dal primo regolamento europeo che riconosceva l’agricoltura biologica.

In Italia, a fronte di più di 80.000 aziende agricole e due milioni di ettari circa che praticano l’agricoltura biologica, ci sono solo 4.500 aziende biologiche certificate che dichiarano di applicare il metodo biodinamico. Che, esoterismi a parte, attua una forma più restrittiva di agricoltura biologica che comprende, fra l’altro, maggiore attenzione per gli aspetti agroecologici, il sostanziale rifiuto (con poche eccezioni) del solfato rameico e altri agrofarmaci a base di rame e una preferenza per le sementì non ibride e open access. Gli aspetti spirituali, del resto, rientrano nella libertà di pensiero e religione visto che esistono anche aziende agricole anche non biologiche vegane - che cioè non allevano né impiegano sostanze animali - nonché aziende Kosher e Halal - che praticano cioè riti religiosi alle proprie coltivazioni e allevamenti. Per non parlare dei riti della Chiesa Cattolica, a cui molti agricoltori ricorrono, consistenti nella benedizione di animali, campi e persino trattori.

A titolo di esempio, si consideri che dal 2010 l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) ha lanciato il progettoKasherute il relativo marchio Kosher K.it. Dal 2014, ha avviato, con la collaborazione del Ministero dello Sviluppo Economico, un programma di marketing con la partecipazione alle più importanti fiere di settore, per promuovere e diffondere i prodotti certificati K.it su tutto il territorio nazionale e nei più importanti mercati internazionali. Nel mondo ci sono 15 milioni di consumatori di prodotti certificati Kosher, molti di più di quelli di prodotti Demeter. Solo la Orthodox Union certifica più di 6.000 aziende al mondo, il 50% in più di quelle certificate Demeter (4.000) a livello globale.

In ogni caso, le aziende biodinamiche non percepiscono un euro in più delle altre aziende bio, né potrebbero, visto che il Regolamento europeo e la legge (anche quella in approvazione) non distinguono tra le varie aziende biologiche, che devono essere tutte certificate da organismi di terza parte autorizzati dal MIPAAF, tra i quali NON c’è l’associazione Demeter. La Demeter rilascia il marchio (volontario e aggiuntivo a quello bio europeo) solo a meno del 10% delle aziende biodinamiche, quelle che desiderano essere riconosciute per motivi puramente commerciali e a loro spese.

Al contrario di quanto sostenuto in alcune fake news circolate sulla questione, l’approvazione del DDL, rendendo biodinamicoebiodinamicatermini di uso comune, ne impedirebbe per sempre lo sfruttamento commerciale da parte di privati nel nostro Paese.

In qualità di ricercatori da sempre impegnati a studiare l’agricoltura biologica e biodinamica, vi chiediamo di non farvi fuorviare dagli argomenti di coloro che vogliono solo sabotare l’approvazione definitiva del disegno di legge, che se non passerà alla Camera senza ulteriori modifiche porterà a gravi ritardi nell’adeguamento del settore alle nuove normative europee e ai requisiti dei mercati internazionali. Ricordiamo che la Strategia Farm to Fork prevede che nel 2030 il 25% di tutte le superfici agricole dell’UE siano coltivate col metodo biologico.

Un rinvio ulteriore rischia di farci perdere il ruolo di leadership che abbiamo in Europa nel campo dell’agricoltura biologica, favorendo altri Paesi come la Francia e la Spagna da sempre nostri concorrenti in campo agroalimentare».

 

Foto di copertina: Pixabay

 

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