
Teflon: quanto ne sappiamo?

USA – La cittadina di Hoosick, 280 km a nord di New York, nell'omonimo stato americano è in allerta. Motivo dell'ansia collettiva sarebbe il teflon, o più precisamente il Pfoa (acido perfluoroottanoico). Pare infatti che la falda acquifera presente proprio in quella zona potrebbe essere stata contaminata da questo pericolosissimo acido di sintesi utilizzato per la realizzazione di materiali impermeabilizzanti e teflon, ovvero il rivestimento esterno delle padelle.
Il principale indagato sarebbe lo stabilimento industriale situato in prossimità della città e che produce proprio il teflon: nei confronti della Saint-Gobain e della Honeywell International (attuali e precedenti proprietari della fabbrica) è stata intentata una class action. Ma cosa ha scatenato la paura di tanti cittadini? Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro e parlare di teflon e di Pfoa.
Il teflon si presenta come una polvere bianca e leggera che galleggia sull’acqua. Non può essere sciolta da nessun solvente, è resistentissima a ogni sostanza chimica, è inodore, non conduce elettricità, non è infiammabile e resiste a un calore di 300°C. Tutte queste proprietà lo rendono adatto alla realizzazione di rivestimenti per le pentole, ma anche per filtri, guarnizioni, premistoppa, valvole e protezioni anticorrosive o antiadesive.
Dal punto di vista chimico è un polimero, definito politertrafluoroetilene, formato da carbonio e fluoro.
Da dove nasce la sua pericolosità e per quale motivo, dunque, gli abitanti di Hoosick sono in allarme, non usano più l'acqua dei loro rubinetti e stanno tempestando gli studi medici, le autorità sanitarie e chiunque possa dare loro risposte? E' il Pfoa la causa di questo panico, ben giustificato.

L'esposizione all'acido perfluoroottanoico o il suo assorbimento (ad esempio attraverso l'acqua utilizzata per bere o lavarsi), infatti, sono stati associati a varie patologie nell'uomo che vanno dal “semplice” aumento del colesterolo nel sangue a colite ulcerosa, fino ad arrivare a malattie della tiroide e cancro. Insomma, una vero killer silente.
Per un quadro più ampio è possibile consultare, ad esempio, anche questi recenti studi dell'Istituto Superiore di Sanità di Roma: http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/reach/Crebelli_PFAS.pdf
Dunque, l'allarme Pfoa e teflon, esulando da questo caso di cronaca americana, riguarda virtualmente tutti i Paesi, Italia compresa, e occorre approfondire questo aspetto con l'informazione.
Quanto al teflon, presente nelle padelle, va detto che sono stati evidenziati dati che inducono a sostenere come il rilascio di sostanze tossiche a mezzo di dilatazione termica sia reale. Tutti questi utensili da cucina, largamente diffusi, sono realizzati proprio in litetrafluoroetilene (Ptfe), ossia teflon. Se durante l'utilizzo si superano i 250°C i rischi sono alti. Lo strato di teflon, anche integro, comincia a decomporsi e rilascia il Pfoa. Difficile che una padella raggiunga quelle temperature sul fornello? No, se si pre-riscalda a lungo la stessa prima della cottura dei cibi o la si dimentica sul fuoco. In quest'ultimo caso è l'inalazione il meccanismo che si innesca e che introduce le sostanze tossiche nel nostro organismo.
Bisogna osservare, inoltre, che una padella rigata o danneggiata dall'usura va sempre sostituita perché la sua antiaderenza è meno efficace ma soprattutto perché potrebbero staccarsi pezzi di materiale dannosi per la salute. Uno studio britannico dell'University of Exeter (pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Health Perspectives) condotto sui livelli ematici di due distinti tipi di composti perfluorinati (PFC), su un campione di 4.000 tra uomini e donne, ha evidenziato come i casi di patologie gravi alla tiroide fossero frequentissimi e da correlarsi proprio all'esposizione alla sostanza. Inoltre, nelle donne, l'incidenza si è dimostrata doppia.
Alla luce di quanto scritto, è ragionevole evitare l'uso di padelle e tegami che presentino questi materiali di fabbricazione, anche a prescindere dal loro stato di usura. In commercio esistono valide alternative che non contengono Ptfe e Pfoa e che garantiscono, ad oggi, maggiori certezze in termini di salvaguardia della salute. L'Associazione per la Difesa dell'Ambiente e della Salute A.D.A.S. Onlus raccomanda di evitare l'uso di padelle antiaderenti contenenti teflon e informarsi sempre, prima dell'acquisto, sui materiali con cui sono realizzati gli oggetti di uso quotidiano.
E se del teflon abbiamo già detto tutto, che cosa possiamo fare, nella quotidianità, per scongiurare il rischio derivante dalla presenza di alluminio dentro le padelle e non solo? Ecco alcuni pratici consigli: http://www.ilpapaverorossoweb.it/article/killer-silenzioso-%C3%A8-lalluminio-cucina
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Andrea Cuscona è giornalista pubblicista dal 2005, catanese, classe '82, laureato in Culture e linguaggi per la comunicazione. “È impossibile non comunicare”. Da questo innato meccanismo parte la sua propensione al giornalismo e alla scrittura, declinati attraverso varie esperienze su carta stampata, TV, radio e web. Si considera uno spirito libero, è impegnato in cause sociali e coltiva diverse passioni.